sabato 27 giugno 2020

happy end



Cara Giò,
ti spedisco tutto il pacchetto per una prima valutazione.
come vedi ho scelto di chiudere con un happy end, perché peggio di così come può andare?
a circa un mese dopo aver cominciato a scrivere questi racconti della pandemia al tempo del covid oltre i ristretti limiti temporali e spaziali in cui li abbiamo vissuti ricorrendo a qualsiasi pretesto di evasione tra paure e cambiamenti gattopardeschi destinati a evitare qualsiasi mutazione dello stato di fatto, un finale tragico è improponibile e per quanto orrido difficilmente riuscirebbe a esserlo più della realtà a cui stiamo assistendo e che spesso ci rovina i piani nel paniere e allora come finire altro che con ulteriori possibili e ottimistici sviluppi?

forse i genitori adottivi lo raggiungono insieme alla mamma di Martina che li ha sentiti per verificare la sua intuizione, ha fatto amicizia con loro, si è conquistata la loro fiducia e quella di Primo che ha dato loro appuntamento in un hotel a Varsavia così da evitare pericolose intercettazioni e nel contempo fornire maggior comfort, di quello della stamberga polacca, al trio di attempati vecchietti?
o forse è stata Martina a riavvicinarlo, forse per ricattarlo o forse per riscattarsi, e in qualche modo sono finiti a far vita comune anche grazie al successo e alle vendite delle mostre che il gallerista dell'invisibile Maciej Zapisać gli organizzava a patto di non rivelarne l'identità né mostrarne l'immagine?
e se invece finisse che entra in campo una diversa figura, rimasta nascosta nella trama, che fa in modo di fornirgli legalmente, o anche no, una nuova identità così da reinventarsi nuovamente dal nulla e rientrare nel mondo che aveva lasciato grazie all'opera di un sapiente chirurgo capace di cambiarne la maschera?

non so ancora, sarai tu ad aiutarmi a scegliere, intanto grazie per la paziente lettura e a presto.
cari saluti, 

                                                            Mattia Giusti


Genova, 9 giugno 2020



ps: i racconti della pandemia sono ovviamente totalmente inventati e senza alcun riferimento a fatti o persone realmente esistiti.


venerdì 26 giugno 2020

il pianto



il giorno del suo funerale lo trascorse camminando con Argo, cercando di ignorare il suo sguardo supplice e implorante di tornare a casa invece di continuare per sentieri sconosciuti e scoscesi, immaginando quello che scorreva nella mente dei pochi convenuti alle otto di quel venerdì mattina.
chi non si sarebbe mai persa la funzione era la sorella adottiva, sicuramente contenta per lo scampato pericolo di dover dividere con lui i beni e i lasciti dei genitori.
Martina, non sapeva se avrebbe avuto il pudore di esimersi.
pensò che probabilmente c'era e in quel caso avrebbe potuto toccare con mano, o mettere sul fuoco la sua, che avrebbe esibito un contrito e ipocrita dolore bastante a nascondere il sollievo di crederlo morto davvero e il dubbio che invece si trattasse di Maciej.
ma a una mente pragmatica spesso si abbina il difetto di opportunismo e per Martina era più conveniente e comodo fingere di piangerlo come effettivamente morto invece che virtualmente o burocraticamente morto sapendolo di fatto vivo e vegeto chissà dove.
nessun dubbio per la mamma di Martina che anche se nessuno gliene aveva dato conferma era certa che le cose fossero come nella realtà nascosta ma vera e che un giorno lo avrebbe rivisto.
l'unico davvero scosso era Peppe che ripeteva a tutti di come aveva conosciuto sia l'uno e sia l'altro dei due sfortunati fratelli interrotto continuamente dalle borsettate della moglie e dai suoi sguardi assassini scagliati senza successo perché Peppe parlava e piangeva come un vitello ripetendo che mancava il prete, che ci voleva, chiedendosi perché nessuno lo aveva chiamato e chiedendolo a giro agli altri presenti ricevendo come unica risposta l'ennesima borsettata.
nel dignitoso ritegno che si addice bene in ogni cerimonia funebre i genitori adottivi. 
la loro specifica unicità stava nella certezza assoluta che si stesse onorando un amico, un lontano parente, un uomo che aveva tanto sbagliato ma più ancora tanto pagato e alla fine si era redento aiutando nel modo migliore possibile nelle diverse condizioni e a seconda degli eventi e casualità, la madre, la figlia e il fratello.
che nel frattempo il figlio adottivo amato più della figlia naturale, fosse vivo, in salvo e presto l'avrebbero volentieri riabbracciato.
a conti fatti un funerale felice dove, tranne le lacrime di un carabiniere emotivo e acquisito, le uniche altre erano quelle del castoro che nell'occasione recitava il coccodrillo sia per le finte lacrime e sia per lo sproloquio con cui aveva annoiato tutti con l'intenzione di rendere onore a una carriera giornalistica e di inchiesta di cui da tempo nessuno si interessava, lui compreso.
tornato a casa e ristorato Argo volle concedersi un brindisi speciale dedicato ai suoi lutti disponendo cinque bicchieri sul tavolo: per la manta, per il camaleonte, per il serpente, quello per l'ippocampo, uno piccolo e colorato per l'airone, e poi si sciolse in lacrime finché ne trovava.
ne aveva trattenute tante che per versarle tutte gli servì l'intera bottiglia.


giovedì 25 giugno 2020

da primo a ultimo



lo detestava, ma doveva ammetterlo.
dal giorno del suo cinquantunesimo compleanno gli veniva da ridere per qualsiasi cosa, soprattutto di se stesso.
premetteva a tutto che fosse stato il giorno in cui a nascere e a morire fosse stato un congiunto così stretto che in più di una serata avevano riso definendosi fratelli gemelli siamesi uniti da un destino infame, ma poi gli venivano in mente cose buffe e rideva tra il sé e i se.
i se che gli fluttuavano nella mente pensando a un futuro totalmente nelle sue mani capaci fino a quel giorno solo di digitare sui tasti, rollarsi una sigaretta e intarsiare e al sé ancora sperduto come gli amici di Peter Pan sull'isola che c'è, ma non c'è.
ridacchiava raccontandosi che da Primo era diventato Unico, da Primo Giusto a Unico Giusto o forse era Ultimo per via che la sua progenie era destinata a rimanere nel limbo? Ultimo Giusto.
giusto? ma cosa era giusto?
ridacchiava scuotendo il capo pensando alle date sbagliate sulla lapide, poi si ricordava che di sbagliato c'era che dentro ci fosse il fratello sbagliato e subito una fitta al cuore e il pensiero 'ok, ci siamo, un infarto' e immaginava di provare gli attimi finali del gemello mentre si sentiva trascinato con lui sottoterra dove miracolosamente schivare un bruco nell'attimo in cui diventa farfalla che apprende a volare girando intorno ai pochi che in quell'ora lo stavano seppellendo così da vedere i loro volti e interpretarne i pensieri.
aveva riso appena congedato il turista americano tornato a trovarli con la proposta di una mostra delle sculture di Primo e lui come un cretino illuminato da lampi di imbecillità (cit) gli aveva risposto che Primo era morto ma a realizzare le sculture erano entrambi ed era finita che la mostra l'avrebbe fatta lui solo.
sorriso spento come un tizzone infuocato buttato in un secchio pieno di ghiaccio non appena realizza che una volta in porto la sua faccia sarebbe comparsa quanto meno su un giornalucolo locale che il web avrebbe provveduto a diffondere per ogni dove, compreso nella questura di Genova dove avrebbe sicuramente trovato qualcuno che si sarebbe chiesto: 'ma se Salvo è morto nel bosco e Giusto d'infarto, sto tizio chi é?'
venne in soccorso un barlume di lucidità che finì appuntato su un pezzo di carta: 'aggiungere clausola di Bansky' tutto maiuscolo, sottolineato enne volte.
e ridevano anche in paese, dove mai nessuno era riuscito a distinguerli, quando diceva che a furia di parlare italiano aveva deciso di abbandonare il polacco senza capire un accidenti di quello che gli rispondevano percuotendogli le spalle con solenni manate e sputacchi di vino tra l'ilarità generale.
prendeva tempo, se lo concedeva perché sentiva di averne bisogno più del cibo e dell'aria e intanto studiava l'idioma locale perché dov'era gli sembrava l'unico posto in cui stare a vivere una vita invece di perderla.
ammesso che si sentisse di far emergere il gioco degli equivoci che aveva contribuito ad alimentare cosa avrebbe guadagnato altro che un'esistenza rinnegata da tempo per insoddisfazione, scontento, delusione, rancori, solitudine e dolori, lutti e abbandoni?
che senso avrebbe avuto tornare a quello che aveva lasciato in conseguenza all'aver compreso che in realtà era il lavoro, l'amore e il resto ad averlo ripudiato lasciandogli intendere di esser stato lui a lasciarli?
cervellotici pensieri che intendeva solo lui e lo guidavano in quei giorni di delirio etilico, sperduto in una casa somigliante a quella degli specchi dei luna park dove ogni superficie e oggetto gli rimandava un'immagine a metà perduta e per metà ritrovata di quel che stava decidendo di voler essere e che ancora conosceva appunto solo a metà.
una vaga idea l'aveva, 'tanto vale' - si diceva, nel senso: vale tanto -, 'diventare convintamente e a tutti gli effetti Maciej Zapisać'. 
Zapisać, salvo. 
a quel punto di nome e di fatto, l'unico a essersi salvato.
'finché morte vi ricongiunga' pensò tornando allegro come un ebete ignorante.
che poteva farci? gli aveva preso così.
una catarsi gaia.

mercoledì 24 giugno 2020

Genova



intorno alle venti, per via che Maciej come al solito dimenticava che quando si sente suonare il cellulare si debba rispondere, sente la madre adottiva per avere notizie del rito funebre e del gemello.
gli risponde una voce da brividi. 
'perché piangi?'
'lui, lui è morto'.
'ma lui chi?' gli venne da chiederle dandosi subito dello scemo.

tic tac.

la città intera piange l'uomo e il giornalista unendosi con cordoglio al dolore della famiglia che lo avrà come noi sempre nel cuore.
i funerali si volgeranno la mattina di venerdì 20 maggio alle 8 in forma privata.

sul web il tam tam funebre inizia già alle diciotto.
un paio di vecchi colleghi era andato a salutarlo avendo appreso che sarebbe subito ripartito per la sua nuova vita e si erano spaventati per il pallore cereo del volto e lo sguardo oltre l'orizzonte quando dovettero sorreggerlo e assistere alla constatazione di morte da parte degli addetti del 112 prontamente accorsi.

dunque lui era morto esattamente come il fratello, ma di infarto.
no. una differenza c'era.
lui era davvero morto.
ma lui chi?

totalmente traumatizzato dalla notizia era completamente frastornato e incapace di elaborare e definire chi fosse lui stesso.
come un automa andò a riempire le mangiatoie, raccolse i primi fiori di zucchino e due uova che ruppe in un tegame con due gocce d'olio sopra ai fiori appena lavati e tagliati conditi da un po' di pecorino salato accompagnato da due bietole bollite e scondite, una fetta di pane e un bicchiere di vino stillato da una bottiglia appena stappata a cui ne seguì una buona metà di una seconda bevuta seduto in mezzo ai trucioli della falegnameria su cui si svegliò il giorno dopo, impanato come una cotoletta e ancora stordito.
l'unica certezza era che, come ogni altro essere umano, anche lui non avrebbe potuto assistere al proprio funerale.
'peccato' - pensò sorridendo a se stesso - 'mi sarei divertito'.
si pentì all'istante di quel pensiero quando realizzò che a morire era stata una metà parte di sé.
un passo avanti verso una consapevolezza ancora lontana e complicata da elaborare.
ci era arrivata e più velocemente la mamma adottiva che, in attesa di fargli visita così da poterlo meglio ragguagliare e, soprattutto, riabbracciare, aveva fin da subito imparato a chiamarlo Maciej e lo aggiornava sul proseguo ricorrendo a una sorta di linguaggio criptico imposto dalla massima prudenza necessaria a evitare che si scoprisse un arcano capace di portarlo come minimo all'accusa di favoreggiamento nei confronti di un latitante, falsa identità/ furto d'identità e chissà che altro.

lunedì 22 giugno 2020

il sogno



'che animale sei?'
'cioè che sarei? non so ci devo pensare e tu?'
'un pangolino siamese di un pipistrello, anzi direttamente un virus, ma mica uguale né simile al covid che è solo un dilettante. uno vero, serio, capace di sterminare la madre di tutti i virus più virulenti: la razza umana. colpevole di ogni stortura naturale e artificiale che appesta il pianeta. poi, quando avrò ultimato il lavoro, allora potrai ripetermi la domanda perché qualsiasi animale vorrò essere potrò vivere invece che dannatamente, felicemente ovunque mi sia capitato di nascere'.
'facciamo che siamo due virus. dopo aver estinto gli umani, che animale saresti?'
'tutti! un gatto che fa le fusa strusciandosi sul tronco di un albero, un cane che scodinzola per puro autoerotismo invece che per compiacere il padrone, un pappagallo che sa imitare il verso degli altri animali, una scimmia capace di essere solo una scimmia che fa solo cose da scimmia, un orso che ruba il miele all'ape che se ne sta beata tra i fiori, difficile scegliere'.
'e io che animale potrei essere?'
'un camaleonte, ovvio!'
'e Marta, in quale animale potrebbe reincarnarsi?'
'una manta che nuota maestosamente nell'oceano e si nutre solo di plancton...'
'e la piccola Angela?'
'un airone, elegante, attento, abile predatore ma solo per necessità'.
'aspetta ho deciso, sarei... un serpente'.
'un serpente? ma dai che dici? l'unica cosa che avete in comune è l'iniziale del nome!'
prese il sogno come un commiato da Silvia anche se a dialogare con lei c'era di sicuro Maciej perché era lui l'appassionato di animali, sì però il sogno era lui ad averlo fatto, pensava mentre appuntava quelli che riusciva ancora a ricordare.
concluse che era facile confondersi nella realtà, figuriamoci di notte in un sogno e che l'unico dato certo era l'attribuzione di proprietà del sogno e il fatto che, a parte uno dei protagonisti, chiunque dei due fosse, gli altri erano soggetti defunti.
per associazione pensò a Martina che per lui era come fosse morta e all'inferno.
'un castoro. sicuramente un castoro' - borbottò tra sé e sé - 'intento solo razziare arbusti da trasportare per tirar su una diga con cui arginare la piena e proteggere il nido in cui rifugiare al primo acquazzone insieme a un sacco di cianfrusaglie raccattate in giro per il mondo da sgranocchiare guardando con indifferenza lo spettacolo del mondo in sfacelo come se niente la riguardasse o dipendesse dalla sua volontà e dalle sue azioni' concluse buttando con rabbia le bucce dell'ultimo arancio di stagione che finirono come i coriandoli di carnevale intorno invece che dentro la pattumiera.
e lui? che animale avrebbe voluto essere?
si aiutò consultando un libro illustrato, aprendolo a caso.
avrebbe scelto quello che gli fosse comparso per primo.
un cavalluccio marino, hippocampus, si nutre di piccoli crostacei e vegetali, recitava la scheda, a primavera la femmina depone le uova in una tasca di incubazione posta nella regione addominale del maschio ed è in via di estinzione.
'ettipareva' - pensò - 'ma ben scelto', gli piaceva. cercò nell'archivio dei pezzi di legno raccolti sulla spiaggia quello più adatto e si mise a intarsiare l'effige dell'esemplare in cui, nel caso, sarebbe rinato.

domenica 21 giugno 2020

segatura





essenzialmente il sostentamento di Maciej era fornito da piccoli lavoretti di falegnameria che aveva imparato a fare durante gli anni di carcere e, nei mesi estivi, come tappa buchi in spiaggia, sulle barche e con i turisti, dall'orto domestico, dagli animali da cortile e due capre.
nel periodo in cui aveva vissuto con la figlia, grazie a lei aveva potuto dedicarsi anche ad altro.
avevano messo a frutto l'esperienza del mini nido e allestito corsi di educazione ambientale abbinati allo studio e alla conoscenza della lingua italiana sia per i bambini della zona e sia per gli adulti.
a parte il fascino assoluto del luogo, così anomalo a quelle latitudini, era di quello stile di vita che si era portati a innamorarsi soprattutto in assenza di alternative e prospettive di altrettanto interesse e uguale potenziale.
con gli animali andava bene, con l'orto... insomma, ma quello in cui Primo sembrava essere davvero portato era produrre segatura in quantità industriale e saperne ricavare creazioni e utilizzi alternativi alla mera dispersione a scopo di lettiera per i conigli.
intarsiava di tutto, oggetti utili e artistici che i turisti mostravano di gradire, acquistandoli volentieri per sé e come souvenir.
sembrava decisamente ringiovanito a differenza del fratello che più gli trasmetteva nozioni e più deperiva nonostante le generose libazioni di cibo e di vino che venivano messe in tavola e il maggior riposo dovuto alla spartizione del lavoro.
'mi sembra di essere come questa segatura'
'che dici?'
'sì, uno scarto inutile'.
hai voglia di parlare del profumo facendogliene annusare una manata, dell'utilizzo che se poteva ricavare o del significato metaforico e filosofico del pieno e del vuoto; niente lo motivava, come sentisse di essere giunto alla fine del suo percorso di vita, volendone accelerare la fine senza immaginarne il modo, lasciando fare al desiderio che fosse il caso a decidere a tempo opportuno perché per lui si era già fatto anche troppo tardi.
un tempo che in quella casa, dopo tanti lutti, si misurava con gli autunni nonostante altrove continuassero a contare le primavere e quando ne fu trascorsa un'altra Maciej chiese a Primo di scegliere in quale data si sentisse pronto di concedergli il viaggio per la sepoltura dell'urna.
si presero ancora tempo, si arrivò a maggio 2022. tumulazione venerdì 13 alle 17 in forma strettamente riservata.
avrebbe ritrovato Marta, rivisto la città in cui era nato, salutato il mare, dato l'addio alla figlia nata da una avventura, appena diciassettenne, sulla spiaggia di Murcarolo con una ragazza conosciuta in un istituto per orfani e abbandonati in cerca di adozione, poco più grande di lui e come lui senza famiglia che era finita morta per una overdose tagliata male in vico delle Rose nel centro storico di Genova nei primi anni novanta del secolo scorso o di un secolo fa come gli piaceva dire facendo riferimento alle date di quel periodo storico.
attentissimi a ogni piccolo particolare, nonostante Mattia Salvo risultasse a tutti e per tutti morto e bruciato nei boschi di Bilovizh già due anni prima e per evitare controlli aeroportuali, il 12 maggio un finalmente rincuorato e vitale Maciej nelle vesti di Primo sale sul treno per Genova salutato da Primo nelle vesti di Maciej.
un saluto emblematico della specifica condizione in cui si trovavano, l'uno nei panni dell'altro e allo stesso tempo come un individuo solo, unico, un tutt'uno.

sabato 20 giugno 2020

tic tac



'e noi, noi come staremo?' aggiunse Martina.
'vedremo' commentò laconicamente rivestendosi.
'ti spiace se guido io?
'no, va bene'
alle porte di Varsavia, dove avrebbero riconsegnato l'auto per imbarcarsi lei e la bimba per Genova aeroporto e lui su un treno per Milano per un incontro di lavoro, un incidente le cui cause resteranno a lungo un mistero.
le condizioni di Martina rendevano impossibile il trasferimento in Italia dunque fu lui solo ad accompagnare Angela nel suo ultimo viaggio.
uscito illeso aveva pensato dormisse vedendola col capo piegato sulla spalla, ma nel prenderla in braccio gli sembrò di tenere in mano un passerotto con il collo spezzato da un ragazzino sadico e imbecille e capì subito che il ricordo di quella unica primavera avrebbe rappresentato l'intero vissuto di una bimba amata come una figlia.
il tic tac del trascorrere del tempo si spense come una suoneria scarica.
un dolore avvertito e amplificato in Silvia che aveva già tanto sofferto nel decidere il distacco anche dalla bimba con cui aveva giocato spesso e che la ricambiava strappandole i riccioli appena le capitavano a tiro, quando aveva chiesto a Maciej di poter restare da lui.
un altro dolore quando dopo qualche mese sentì la suoneria di C'era una volta in America e la fece suonare tanto a lungo quanto la metà del tempo che Maciej impiegava solitamente a rispondergli e cioè il doppio di quello della scena del film dove il telefono suona instancabile per minuti.
c'era voluto del bello e del brutto per fargli accettare l'idea di possederne uno per paura di venire scoperto dal fisco, dal comune e compagnia cantante, ma con l'arrivo di Silvia la pratica fu facilmente archiviata anche se lui continuava a fare come se fosse senza.
tic tac.
'Silvia peggiora, ma non vuole andare all'ospedale, vieni presto'.
come in un déjà vu, gli sembrava che lei avesse aspettato il suo arrivo per andarsene e comunicargli il desiderio che le sue ceneri fossero sepolte insieme a quelle di nonna Marta.
Maciej sentiva che spettava a lui fare quel viaggio e quando ne parlò al gemello cominciarono a organizzare lo scambio.
Primo fu addestrato a gestire le attività di Maciej e Maciej a rapportarsi con chi avesse eventualmente incontrato e a chi rispondere e come al telefono di Primo che doveva necessariamente viaggiare con lui.
sembrava avessero pensato proprio a tutto, compreso informare i genitori adottivi di Primo dell'operazione così da offrire a Maciej un supporto logistico. tuttavia sfuggì un particolare piuttosto rilevante ed evidente.
il posto.
una culla perfetta per chiunque ma soprattutto per Primo che dopo la morte della bimba era tornato rabbioso e addirittura venuto alle mani con Martina che lo aveva preso a sberle dopo che lui le aveva rinfacciato in pessimo modo quello che avrebbe preferito per nobiltà d'animo tacerle.
una mente pragmatica è incapace di darsi ragioni umane alle tragedie, le nega e le sotterra.
così appena ripresa dal coma decide di lasciarlo quando, dopo averlo accusato di essere la causa dell'incidente, della morte della figlia e della sua rovina, lui alle parole 'nostra figlia' sbotta, le sbraita 'mia figlia?', si prende i due ceffoni e se ne va.