venerdì 25 novembre 2011

neruccello






(bisogna avvicinare il becco per leggere)

deve averlo lasciato cadere fuori nel giardino
mentre davo dell'acqua al mio crisantemo assetato
e leggendolo, credo, sì, che sia legato
a questo qui
e a quest'altro
e a quell'altro giù

5 commenti:

  1. PETROLIO_MUSO
    questo web è scrigno di ricordi, il prossimo sasso che vorrei lanciare è quello di postare il primo post mai scritto sul web o il meno recente.

    chissà che la prospettiva non aiuti a trovare una via che attualmente sembra da molti smarrita?

    e ora se mi permetti vorrei dire due paroline al Caro Lapidatore o Lapidatrice

    accaniti terapeuticamente l'una metà sull'altra, mai stanchi di perpetuare infiniti riti di distinzione e distinguo quel tanto per tenere in vita quello che continuamente minacciamo di morte o che è già nella bara.
    lo facciamo agire ben sapendo che poi restiamo scontenti, ci inventiamo figure e algoritmi per rappresentarlo, alibi per propugnarlo, lasciamo morti, che avremmo voluto salvare, sul campo.
    suicidio omicidio perpetuo in cui ognuno è vittima prima di se stesso e poi degli altri.

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  2. Qualcosa sui sassi, un post, forse dovevo metterlo qua, l'ho scritto però. Mi incuriosiva questa oscura faccenda, involontaria, che si è formata, in questo caso si parallelamente, quasi d'inconscio, anzi senza quasi e ne ma. Come fosse un richiamo trasversale, qualcosa di parallelonormale. Scrivo un post che si forma attraverso un'immagine. Piove, un uomo in riva ad uno stagno sostanzialmente. Prima ancora dell'immagine c'era un suono. Il suono di un sacchetto di carta dove dentro avevo delle castagne abbrustolite. Ecco, quel rumore di carta evocava quello della pioggia. Comincia cosi quel post. Dal rumore di un sacchetto. Poi è andato come è andato. Non sapevo neanch'io. Si sommavano immagini, sensazioni che traducevo. Non sapevo come finirlo. C'era un corvo anche la. Il corvo compare nelle ultime pagine di murakami. Attacca un uomo. Lo sfigura a colpi di becco. Gli leva un'occhio. Parecchie analogie insomma. Analogie credo inspiegabili se non per il loro parallelismo, in qualche modo.
    Il post è QUA'

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  3. La sensazione disomogenea che unisce piu aspetti e complessità di quel che siamo, in fondo accomuna. Ed è piu di una sensazione o di un'espressione di incoerenza, di scarsa aderenza. A me pare che il tentativo di tenere unite queste parti sia, almeno per me, tempo perso. Avverto, in questo essere passato sotto varie forme e personaggi, (cosa che potremmo definire come l'elemento evolutivo di un destino)ha una sua unitarietà. Non sono mai stato solo una cosa, non sono mai stato da solo ed ero solo anche stando con altri. Quel che s'è cucito, quel che con naturalezza e combinazione di elementi si è legato a me e all'esistere credo, sia espressione di incompletezze. Non c'è rammarico, se non raramente o per ricorrere e rivivere un sentimento nostalgico, cosi, per il piacere che puo dare e tenersi addestrati.
    Non perseguo completezze. Non so neanche cosa si intenda. In fondo è una percezione di sè, di cui uno puo essere piu o meno convinto. Credo, (ho questa predestinazione inconscia)di aver adottato l'incompletezza come tratto personologico. Un modo d'essere insomma. Una sensazione di sè. L'inquietudine un altro tratto inseparabile. Uniti questi due elementi, che non esprimono ne quiete ne soddisfazione di sè, si ha, credo una propulsione, un'attrito conflittuale, uno sfregamento di elementi. Immaginiamo il legno e la pietra, riescono ad infiammare no?
    Come al solito mi perdo.
    E' domenica, esco a comprarmi il giornale. Vado ad dare un'occhiata al fiume e poi lo spritz. Magari ripasso, cosi rileggo.
    Ciao a tutti

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  4. il tema della metà è ricorrente in PETROLIA (basta guardare il suo avatar) e, per via delle sincronie (erronee o meno) questo discorso è tra gli altri inserito nel primo post su Calvino (mi cito):
    Medardo e le sue due metà, quella che gli fa dire all'amata Pamela: Ogni incontro di due esseri al mondo è uno sbranarsi. Vieni con me, io ho la conoscenza di questo male e sarai più sicura che con chiunque altro; perché io faccio del male come tutti lo fanno; ma, a differenza degli altri, io ho la mano sicura. E quell'altra che per ammansirla gli dice: Questo è il bene di esser dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, e mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati dovunque, là dove meno da intero uno osa credere. Non io solo, Pamela, sono un essere spaccato e divelto, ma pure tu e tutti. Ecco ora io ho una fraternità che prima da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo.
    il post è questo CLICK ma se posso permettermi, anche il successivo ha a che vedere con la visione a cui accennava SIMURGH e, quindi, in qualche modo rende una risposta al suo sui sassi (che come si vedrà domani è tra le parole di ricerca più frequenti su questo blog).
    i sassi non sono da intendersi come strumenti di aggressione (a mio parere) ma di fatto lo sono diventati. e qui mi rispondo da sola, riferendomi all'invito fatto ai paralleli (e così non escludo di produrne di mia sponte da scagliare amorevolmente per ogni dove al grido di "che l'inse?").

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  5. @Teti: in effetti… (che s'inizia così un periodo?) (certo che sì) a una metà a volte piace -e si compiace- che l'altra faccia per lei/lui. La solleva ancor più, la libera, la preserva. Raccoglie energie per tornare o per fuggire via definitivamente e qui mi collego (o mi scollego)
    @Simurgh: l'oltre e la doppia me mi separa sempre più da quello che avrei dovuto essere e non sono stata, precipitata in un profondo stagno mentre in superficie solo cerchi, solo cerchi concentrici, vite a sé stanti. Il dovere di essere qualcuno non corrisponde alla volontà di esserlo, almeno nel mio caso. Quell'uccello lo sa bene. Questa volta il sasso è atterrato nel mio giardino, la prossima centrerà il solito specchio d'acqua.
    Spritz? dove… :)

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