venerdì 15 maggio 2020

compleanno

arrivò in redazione che erano già usciti tutti a inseguire gli eventi di cronaca nera, rosa, gialla, verde, rossa e le mille sfumature di aberranti amenità, strafalcioni pseudo scientifici e decreti fantasmagorici con cui sfamare la bramosa ingordigia dei tanti rimasti senza altra attività che riflettere le impressioni e i pareri sparsi nei luoghi comuni e nella retorica del momento da improvvisati commentatori ed esperti onniscienti delle più banali assurdità. 
aveva passato il suo quarantanovesimo compleanno fuori città e da tutto, ma la mente era rimasta al dettaglio di quel ritaglio: Mattia S., 14 maggio 1971, il viso così somigliante al suo e quella data.
c'era seriamente da temere che potesse venire scambiato per il ricercato quindi sarebbe stato comodo ricordarsi cosa avesse fatto in quelle settimane. sicuramente era rimasto in città e tanto bastava dato che invece il sosia aveva agito in un'altra regione, ma qualcosa lo infastidiva. 
decise di chiamare un collega della redazione locale e venne a sapere che tutto faceva propendere per una fuga nella sua città e che si stesse preparando un blitz nel covo tenuto segreto dalle forze dell'ordine.
l'ansia crebbe per via di alcuni segnali che aveva avvertito e adesso gli apparivano come preoccupanti presagi. 
chiamò la compagna in dolce attesa nel rifugio di campagna in cui l'aveva lasciata contando di ritornarvi nel fine settimana a riprenderla dato che il termine era quasi scaduto, perché andasse a controllare che il capanno fosse ben serrato e poi la vicina per raccomandarsi che la vegliasse durante la sua assenza, come si sentisse addosso la presenza inquietante di uno sconosciuto parente.
quel disordine diverso da quello che aveva lasciato, la roncola e il falcetto introvabili, la pala sporca di fango appoggiata tra i rami spezzati vicino ai fossi che pensava avessero scavato i cinghiali, e poi le lampade solari poste lungo il vialetto tra la casa e il capanno, e se si fossero rotte invece che per una grandinata da qualcuno che si era rifugiato proprio in quel tugurio?
maldestro più del suo solito anche perché menomato da una ferita a una mano mentre ravanava alla ricerca della roncola, ma soprattutto distratto dalle inspiegabili e casuali coincidenze si fece scappare un 'ma porca troia!' raccolto e documentato dal fotoreporter di turno che avrebbe poi appeso in bacheca lo scatto che lo ritraeva in procinto di bere il suo caffè senza togliere la mascherina così che il liquido gli si spantegasse addosso.
fortuna vuole che sia venerdì e dunque questa settimana sia quasi finita, pensò mentre il cellulare iniziò a vibrare dalla campagna.
il capanno non solo era aperto ma vi erano tracce inequivocabili che qualcuno vi si fosse rifugiato: garze insanguinate, disinfettanti, siringhe, resti di pizza e qualche bottiglia di birra rovesciata... 

Nessun commento:

Posta un commento