domenica 3 aprile 2011

Divinamente

Non credo a nulla, perchè credo a tutto. Al Dio delle chiese ci credetti per breve tempo durante la mia adolescenza. Ci credetti forse anche da bambina, come si crede alle favole, ma l'idea di quell'essere che dall'alto mi osservava e decideva se era o no il caso di punire le mie colpe mi è sempre stata stretta. Riprovai a crederci quando m'innamorai, perchè ci credeva il mio ragazzo, ma anche allora c'era sempre una nota stonata. Non riuscivo ad accettare l'esclusività di quel Dio, il suo vedere tutto in bianco e nero; o dovrei piuttosto dire che non accettavo la maniera in cui lo dipingeva la chiesa. A quel punto creai il mio Dio; lo pensai con tutte le connotazioni positive e lo immaginai frainteso dal clero. Non funzionò nemmeno così, semplicemente perchè non potevo credere in un Dio che mi amasse quando quell'amore non mi veniva affatto dimostrato. Perchè se ami lo devi dimostrare, o il tuo sentimento, se resta celato, è perfettamente inutile e superfluo. Mi ritrovai così a smettere di credere e a cominciare a bestemmiare, il che era evidentemente una grossa contraddizione, perchè se bestemmi vuol dire che ci credi, sennò che senso ha insultare qualcuno che non esiste? Eppure ero tanto piena di rabbia che la dovevo scaricare in qualche modo. Volevo, soprattutto, imparare ad ignorarlo. Ci sono riuscita? Non so. So solo che mi è capitata una cosa strana. Un giorno ho sentito il divino, che non è come credere in Dio. Ho sentito un'energia che scaturiva dalla terra sotto i miei piedi e dalla natura intorno a me, ho sentito che ne facevo parte anch'io insieme a tutte le altre creature su questo mondo, e mi sono sentita parte di qualcosa, come il piccolo ingranaggio di un enorme meccanismo. Tutto interconnesso, intrecciato, dipendente. Non so se mi sono sentita amata, ma già l'appartenenza non è un sentimento da buttare via. Poi però sono tornata a casa, e mi sono sentita la stessa cogliona di sempre.

5 commenti:

  1. beh, ben strano sì___ sapendo che è stato scritto un paio di giorni fa__ in effetti__ anzi, direi allora che l'artefice dei fumi dell'alcool scaturiscono da qui. dal tuo pensare al divino e dal leggere le menti, che pare essere frequente in queste lande, che si tratti di favole e ninnananne, che siano racconti fotografici di ombre oppure echi pagani, forse stiamo avvicinandoci all'origine dell'intenzione di questo spazio parallelo___ alle coincidenze origamiche dei saccheggi casuali, involontari, ignari e non più neanche segnalati tanto già si sapeva, si sa.
    si sa (ci vorrà l'accento?) si sa ma poi si dice, ma no, ma dai, figurati.
    vedremo, lo sapremo. certo che per essere un caso è uno strano caso, tanto che fa pensare che non lo sia che sia studiato e programmato, mah!?

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  2. mah? occorre fare uno studio accurato sulle coincidenze o arrendersi all'evidenza che sono una strega... (detto sempre in preda ai fumi dell'alcool)

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  3. Qualcosa da abitare che ci abita, bisogna pur scovarla, anche se par a noi negata, non resta altro, quando abdicare si è gia abdicato. Consolazione, questo si và cercando? Ci si dà coraggio, si distoglie lo sguardo, ci si accontenta. Io faccio uguale, il resto me lo invento. Sbaglio in modo preciso, finchè l'errore di vivere si dissolve e, restando poco altro, si fa quel che si puo e l'errore si riduce, non resta altro. Un giorno ci troveremo tra di noi e un'amore verrà pur fuori, ma anche no, magari lo si fà per sentirsi coglioni poi e vai che la và. Ma dove?

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  4. Ci fù un tempo in cui credetti negli ideali ma loro non credettero nel mio tempo (simurgh) Bella questa!

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  5. l'altro giorno ho scritto a un amico che ognuno ha il diritto di consolarsi come vuole. io la consolazione giusta non l'ho ancora trovata, ma in genere non sto nemmeno a pensarci tanto, almeno non nell'ultimo periodo.

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