mercoledì 20 luglio 2011

Riflessioni varie e divagazioni in merito alla crisi economica (e non).

La crisi economica è iniziata ufficialmente nel 2008. Ora siamo oltre la metà del 2011 e benché già dal 2009 politici di destra e sinistra dei vari paesi occidentali (per quanto queste etichette destra/sinistra non abbiano più alcun senso da almeno 20/25 anni come minimo in Europa e non l'abbiano mai avuto in Nord America) blateravano di uscita dalla crisi imminente adesso possiamo constatare che non solo questa non è terminata ma si è acuita con paesi sull'orlo del fallimento o già falliti, situazione di bilancio di vari stati disastrosa (compresa la nostra), con conseguenti manovre che levano il sangue alla maggiorparte della gente, già duramente colpita dalla crisi stessa.
Questo perché non si tratta solo di una crisi economica di uno stato o di un'area geografica, si tratta di una crisi di sistema per tutto il mondo occidentale e per tutto il modello occidentale.
Quello che accadrà in un futuro che non so se prossimo o ancora lontano è una piccola rivincita della storia se vogliamo vederla in senso positivo. Avevo 14 o 15 anni quando la bandiera dell'Unione Sovietica è stata ammainata e al suo posto alzata quella della Russia. Mi ricordo ancora di quell'immagine in tv e vedendola sapevo che dietro quei toni trionfalistici si celava una grande ingiustizia e dietro quell'ingiustizia miriadi di persone che avrebbero sofferto e pochissime persone che avrebbero fatto una fortuna.
Era già da tempo che a causa di un capo di stato atipico quale Gorbaciov e le sue dissennate e ingenue aperture, la propaganda americana e la setta mondialista riusciva a penetrare come un coltello nel burro tra la gente dell'est europa, gente che avrebbe mantenuto la propia purezza d'animo e la propria storica forza ancora per poco e che avrebbe perso ogni dignità per inseguire il sogno americano della ricchezza, dei soldi, del benessere, della moda.
Così quei paesi dove veniva privilegiata la cultura, la solidarietà, l'orgoglio, il lavoro, l'uguaglianza, sono diventati dei lazzaretti di straccioni, disperati e puttane che guardavano gli spettacolini di canale 5 (o altre americanate) con la bava alla bocca. Per anni e anni si sono venduti anima e corpo per inseguire il sogno occidentale e i paesi dell'area ex-Urss che più si sono calati le braghe per unirsi all'europa subiranno la caduta di un altro impero dopo quello sovietico: doppia sconfitta per chi si è fatto irretire dal male. Non sono altro che illusi.
Il futuro è della Cina e secondariamente di alcuni paesi maggiormente a stampo socialista del Sudamerica e questa è una rivincita per ottenere la quale in Cina hanno saputo rinnovarsi diventando più squali degli squali che volevano distruggerli. Ora pensiamo ai diritti umani schiacciati in Cina, ma la Cina non solo non è in crisi ma in continuo progresso economico e sociale, è pur vero che per fare ciò sono dovuti passare ad una economia di mercato ma facendolo sono riusciti a combattere il nemico con le sue stesse armi e stanno avendo successo. De facto a livello politico la Cina rimane un paese comunista e altri paesi comunisti più integralisti dove vige il benessere e la pace e l'uguaglianza come la Corea del Nord sanno che con questo alleato possono permettersi di non avere paura e di proseguire lungo la strada del progresso e dell'umanismo.
La Cina tiene in pugno gli Stati Uniti e tutto l'occidente. Anche se tardivamente la Russia, anche se non più sovietica tiene una posizione di equidistanza, sapendo che ormai nessuno ha più nulla da temere dall'America se non piccoli colpi di coda militari per tentare il predominio in zone strategiche.
D'altronde anche l'Unione Sovietica era stata in Afghanistan e la guerra non l'aveva persa. Se n'è andata dopo anni di logoramento e aveva piazzato lì una marionetta (tale Najibullah) come gli americani hanno piazzato Karzai. I talebani sono andati al potere in Afghanistan 7 anni dopo che i sovietici se n'erano andati, non prima. Sono segnali di fine impero questi, non segni di forza.
Sono tanti i parallelismi, anche il presidente americano attuale è atipico per la storia dei presidenti americani. Tanto che secondo una parte dell'opinione pubblica americana (quella se vogliamo più integralista) Obama non farà altro che accelerare il disfacimento del sistema. Questo è visto con timore da loro. Da me è visto con speranza.
Perché questa società è profondamente ingiusta e non merita di sopravvivere.
I segnali della crisi sono tanti e basta avere anche meno di 30 anni per vedere come le nostre città sono cambiate e stanno cambiando fisionomia, come il declino e la sensazione di disfatta pervada ormai ogni ceto sociale e ogni angolo delle nostre città, come osservando la gente in giro, dai più giovani ai più vecchi, non si vede altro che infelicità.
A parte questo ci sono tanti segnali visibili e materiali nelle nostre strade.
Ad esempio le nostre strade da anni si stanno spopolando di botteghe, di negozi, di iniziative sane di aggregazione e in compenso sono ormai piene ad ogni angolo di mini-casinò, di luoghi di scommesse, di slot machines infilate in ogni tabacchino, negozio, bar, cesso pubblico: la gente ormai si affida alle speranze più disperate e improbabili per sognare un futuro di benessere dato che non esiste più nessuna prospettiva. E pensare che una delle poche attività sicure e fruttifere è rimasta quella di lucrare su queste sofferenze e illusioni è disgustoso.
Ultimamente inoltre stanno aprendo come funghi negozi di "compro oro, argento etc..." e questo significa anche che la gente sempre più in difficoltà sta raschiando in sostanza il fondo del barile per garantirsi un minimo di tenore di vita, vendendo anche ciò che magari può avere un valore affettivo per sé, per la propria storia, per la storia della propria famiglia o semplicemente per la propria dignità.
Le finanziarie e le banche d'altronde sono disposte ad aiutare solo chi ancora non ha bisogno di aiuti e le tv ci mostrano scene della fame in Africa come se vedere la disperazione sui volti dei vicini di casa non bastasse.
Questa società è odiosa. Ogni persona con una morale e dei valori non può che sperare nella guerra (quella vera, non quella dei mercenari), nella forza distruttiva della natura, o in altro che possa interrompere questa agonia. spirituale, materiale, morale.

7 commenti:

  1. mi guardo intorno e vedo l'enorme fraintendimento della maggior parte delle persone: che per essere felici occorre essere ricchi (ho usato due termini leggermente "esagerati", ma ci siamo capiti). la rincorsa del benessere economico distrae la gente dal perseguimento di un altro tipo di valori che magari appaiono più faticosi e difficili da ottenere, ma che alla lunga sono quelli che portano a una migliore qualità della vita (tanto per dire, il rispetto è uno di questi). così ci si droga di costosi gadget elettronici, vestiti di marca, auto superaccessoriate, e, circondati da tutte queste cose, si diventa irrimediabilmente soli. mi viene da dire che la solitudine è la vera malattia dei nostri giorni, una solitudine che è il risultato di tanti anni in cui ci si è concentrati a rincorrere un benessere effimero. non so te (voi), ma io mi sento ricca quando passo del tempo con i miei amici, quando una gentilezza (fatta o ricevuta) fa nascere un sorriso dal cuore, insomma, cose così, che non hanno prezzo perchè non le puoi acquistare e non le puoi quantificare e che molti, non potendole avere, si anestetizzano con lo shopping colpulsivo per dimenticare anche che esistono. personalmente aborro gli sparigimenti di sangue, ma la fine di questa società la desidero anch'io, non sai quanto.

    RispondiElimina
  2. Hypnos, divagazione dici, ma io direi più un focus lucido e senza fronzoli della pastoia del nostro tempo.
    oggi poi sono ancora come il temporale di stanotte e non riesco a vedere che lampi nel buio, nonostante fuori ci sia un bellissimo sole.
    l'altro giorno casualmente ho trovato un brano tremendo, diciamo le voci dell'oggi o almeno del mio.

    RispondiElimina
  3. L'equazione del sistema
    FELICE=CHI HA TANTO

    RispondiElimina
  4. Non sono d'accordo con il discorso sulla solitudine, se il problema principale di questa società fosse la solitudine vivremmo in una specie di paradiso terrestre.
    Quella è una questione soggettiva.

    RispondiElimina
  5. O meglio, se il problema principale della società fosse la solitudine vivremmo in una specie di paradiso terrestre sempre che non esistano internet, social network (alcuni dei quali si sono rivelati dei mezzi di controllo di massa) e tante altre cose che mettono in contatto la gente a distanza. Tutti questi si che sono gadget inutili. Io uso internet dal 1995, i primi tempi era una cosa da pionieri, aveva quasi un senso nella sua anarchia, oggi dopo anni che cercano di regolamentare anche questo mondo ha perso fascino, almeno per me.
    Prima o poi ne farò a meno e sarò un uomo più libero.

    RispondiElimina
  6. HYPNOS
    si sul piano "realistico" passami il termine sono con te (sebbene da un'altra parte così che le reciproche solitudini restino parallele e non si scontrino) tuttavia come la metti con la "telepatia" e con tutti quei fenomeni che si sviluppano (e che vengono variamente etichettati) soprattutto nelle menti delle persone "naturalmente portate" o "indotte" dallo stato di isolamento ad avvertire "connessioni" diciamo "cosmiche"?
    so di non aver azzeccato manco un termine gradito, ma spero di "cavarti" lo stesso un concetto esplicativo riguardo "all'assoluto" (riferito alla solitudine) che a me risulta utopico (per via appunto delle facoltà che l'essere umano ha la possibilità di coltivare e sviluppare)

    RispondiElimina
  7. Riguardo alla telepatia non ho mai avuto esperienza in tal senso quindi non saprei cosa dire.
    Riguardo ad un concetto di solitudine in senso assoluto non saprei esprimermi in questo momento in quanto non mi riferivo a quella (seppur l'idea utopica non mi dispiace anche se occorerebbe molta organizzazione) piuttosto semplicemente dicevo che non vedo la solitudine come un problema sociale grave e che se fosse questo l'unico problema vivremmo nel mondo delle favole. Non so neanche dire quanto la solitudine di cui spesso si parla sia oggettiva o soggettiva.

    RispondiElimina