lunedì 24 ottobre 2011

Segreto dei segreti.

Da qualche parte sta succedendo. Forse succede proprio a te, amico mio. E avrei voglia di dirti che sono con te, e un pò lo sono, ma ha poco senso. Mi accorgo di questo, mentre mi ripeto cose senza senso nella bocca. Mentre si perdono nell'aria e io sono già altrove. Amico mio, io ci sono, nell'unico modo che mi è consentito. Perchè nella tua vita ci sei solo tu. Mi piace pensare che quando si vuole bene ci sia una specie di catena del bene, un filo sottile e trasparente che supera tempo e distanze e modi e possibilità. E' un esistere invisibile che non ha regole, un soffio, una freccia o una mano che è capace di lasciare una carezza, dove capita o solo dove ce ne è più bisogno. Un bene asciutto e crudo, al limite dell'essenziale. Perchè nell'essenziale c'è la verità. La nostra.
Siamo stanze di carne e ossa.
Roride ed umide.
Al confine con il respiro.
Sporcate dall'aria e dal tempo.
Strana la voglia di conservare quello, che di noi, può lasciare un segno. Mi sono dimenticata del limite. Di ogni bordo che contenga e mi piace farmi gocciolare la vita addosso. Fino al mento. Protendermi e strisciare. Ed ascoltare la terra. Sfiorarla ed affidarle fatti e pochi pensieri. E' un improvvido modo di clonarsi. Quello di farsi orma. Un solco o solo un riflesso. Di sporcare con impronte.
In quelle stanze c'è un silenzio irreale.
Ma bellissimo.
La solitudine dignitosa dei campi di grano, d'estate.
Davvero persi la dignità? O fu solo inseguire quel tocco? Il contorno di quello sguardo. Quel crederci incessante e tumultuoso. Io fui onda.
Mordevo gelsomini ed annusavo la notte. Avrei anche leccato stelle, solo per spegnerle. Per quello gli soffiavo contro, riempiendo il cielo di buchi. E poi tremare mentre ci infilavo le mani dentro. E dentro il mio corpo restava la mia vocina, a farsi compagnia. Mentre mi sbattevo il cuore, come una puttana. Non sanguinava mai, neanche quando godevo.
La stanza è nell'ombra.
Ma non chiamatelo anima.
All'improvviso ti ritrovi oltre.
Oltre quel muro, oltre l'odore del pane, oltre le dita nei capelli, la crema di mirtilli e l'odore della pioggia.
Oltre quel bisogno.
La comprensione è un'illusione.
Una specie di bisogno di assomigliarsi.
Ogni amplesso si finge unione ma è solo un urto.
Fino al limite.
La carne ci ha plasmati insieme alla distanza.
Ed ha imparato a strofinarsi senza penetrarsi mai.
E tenta di ricordarlo a noi.
Ad avvicinarsi senza mai mescolarsi.
Un incredulo gemito e l'odore del cuoio.
E ci vedi benissimo.
Sangue, ossa, carne, tendini.
E sai che non è vita, ma solo astensione.
Le attese indefinite sono solo una fine annunciata.
Un dilatarsi del nulla ed un suo pulsare.
I rami contro il soffitto lo distruggeranno.
E la stanza e l'albero si intreccieranno.
"E' così che è morto il gelsomino. Era finito il soffitto".

2 commenti:

  1. ______ in segreto di tirò___ ho messo io i tag, conversazioni parallele.
    avrei dovuto averne uno che dicesse:
    "conversazioni segrete di anime parallelle"
    ma è un tag un po' lunghetto e non quanti altri avrebbero mai potuto scrivere qualcosa che portasse quel tag.
    _____ in effetti è grazie alla casualità che questo post è qui adesso e personalmente sono grata al fato.
    _____ qui è certamente più al sicuro che altrove, anzi per impedire che svanisca altrove, lo salvo (che ti conosco abbastanza per temere fughe e cancellazioni, sgrunt!)

    grazie!

    .

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  2. mica cancello ciò che non è più mio...:))))

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