giovedì 29 novembre 2012

Disumani.

Un dolore lancinante, sento come se il cuore fosse preso violentemente da una mano e strappato dal petto, non so come ho ancora la forza di reggermi sulle gambe e non cadere, il telefono ancora lo tengo in mano e sento quella voce monotona, vuota, quasi meccanica che mi ripete per l'ennesima volta "mi dispiace, i suoi genitori sono morti, bruciati da una specie di setta in un rituale". Non dormo da non so più quando e ora tutto, tutto mi gira intorno, sono nel mezzo di un vortice, i colori si fanno sempre più intensi, la casa si muove più veloce, il respiro... No! C'è il mio fratellino, due anni appena, che dorme incosciente di tutto, che ne sarà di lui?
"Se dovesse succedere qualcosa, avrai cura di lui, vero? Vorrei vivere per crescerlo almeno fino a quando sarà grande come te, a vent'anni ce la puoi fare ma cosi piccolo... senza di me..." cosi mi diceva mamma sempre. Che devo fare? Non so cosa ne faccio del telefono, guardo Gabriel, cosi piccolo; guardo la casa, ma non è la mia casa, cosa ci fanno qui queste persone? Il mio ragazzo? Forse lo sto cercando, non lo so, non so nemmeno dove sia.
Tutta questa pazzia non doveva assolutamente accadere, perchè siamo andati lì, perchè i miei genitori si trovavano in quel posto? Vorrei forse urlare, eppure mi tengo tutto dentro, non sono capace di dire nulla, non ho voce.
Solo un dolore immane.
Una forte pressione al torace e apro gli occhi.
Perchè quel incubo? Che sensazione di malessere. Sarà il tempo che mi agita. Passa la mattinata e apro, al solito, per noia o per abitudine, Facebook. Un'immagine, un fratello più grande, sebbene sempre bambino, con un piccolo in braccio con la testa fasciata. Apro il Corriere, un articolo o due sulla guerra. Tanto il resto è più importante, cosi immersi come siamo fra tette e culi, promesse dei politici e fatti di cronaca di dieci anni fa di cui sinceramente non me ne frega nulla. Giornali spazzatura.
Ecco, però, che sento di nuovo quel dolore, l'empatia mi fa discendere nei panni di quel bambino.
Le lacrime scorrono sulle guance.
Come possiamo essere cosi tranquilli, pensare a come vestirci o a tutte le cazzate del mondo quando cosi tanta, troppa gente soffre? Parliamo delle guerre in Nord Africa o in tutta l'Africa. Quella gente, terrorizzata, massacrata, sconfitta dalla fame e dalla sete. Come si può vivere cosi? Quei bambini che riescono a crescere avranno disturbi psichici per tutta la vita. Come possono accettare la morte dei genitori? Magari vederli pure sbrindellati da una bomba, mangiati dai cani e i genitori? Orfani di figli, come potranno ancora vivere? Come può una madre seppellire nella fredda terra un bebé perchè non ha avuto cibo da dargli? Come può vederlo attorniato da mosche ancora vivo? Non riesco a continuare, ma questo malessere è diventato una voragine dentro di me, come possiamo essere cosi disumani? Mi auguro che venga veramente la fine del mondo. Peccato per tutti i bimbi, loro non hanno colpe.

4 commenti:

  1. ben detto Jivri'l!
    è sempre più importante prima di esprimersi pensare che la maggior parte della gente è muta.
    quella gran parte di persone che è sideralmente lontana da FB o twitter benchè molti di loro prima ne fossero frequentatori.
    poi arriva quel giorno in cui il protagonista ti è così vicino che ti senti di essere come fossi tu e ti si aprono mondi, chiari, lampanti, lucidi come non mai.
    intorno il resto ti schiva e per un attimo potresti pensare che sei sola/o, ma quanti sono quelli che invece hanno avuto il tempo di capire quel che stava per accadere?

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  2. Forse anche ora che lo vivono non credono vivano la realtà.

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    1. già, c'è chi capisce alla prima, chi "impara minga" e chi è portatore sano:(
      meno male che comunque sia, per chi ha la tua età, resta la speranza che forse alla fine emerga la differenza e chi ha capito venga preso in una qualche considerazione, ma credo che io sarò altrove quel giorno, quindi mi consolo all'idea:)

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  3. Sono pessimista da questo punto di vista, ma speriamo che sia cosi...

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