'voglio l'epiduraleeee...'
'dai che ci siamo...'
tre chili e quarantatre grammi.
insomma un lieto fine per tutti.
quel ricercato era sempre uccel di bosco, ma lui era stato discolpato più in fretta del previsto per via dell'occhio di riguardo di cui godono i giornalisti, la bimba sembrava aver aspettato il suo rilascio per nascere, la mamma stava benone e il congedo di due settimane gli era stato accordato.
le città si riaprono e si richiudono come le porte di un saloon, le persone hanno ricominciato a muoversi e lamentarsi per qualsiasi motivo e con ragione perché la confusione regna sovrana tanto da farsi venire più di un dubbio su qualsiasi cosa, anche la più banale e nota, come si stesse camminando su rette parallele indirizzate verso un non si sa dove e destinate a non incontrarsi mai.
nessuna certezza dagli esperti né dai ricercatori, nessuno sembra orientarsi e comprendere, né immaginare, figuriamoci programmare il futuro.
probabilmente aveva sbagliato ad aspettare di diventare padre così tardi, anzi fosse dipeso solo da lui avrebbe evitato, ma Martina lo aveva preteso senza se e senza ma.
quei tre giorni, sei ore e diciassette minuti di fermo cautelare lo avevano invecchiato di qualche anno mentre lei ne dimostrava dieci meno dei suoi quasi quaranta e così quella insulsa volontaria dell'avo, quando gli aveva chiesto se cercava la figlia (intendendo la compagna) con un tono famigliare come lo conoscesse da sempre, l'aveva fulminata con uno sguardo il giorno che trafelato, sudato e malconcio, nella fretta aveva sbagliato reparto.
dubbi e incertezze... equivoci pericolosi come quello da cui era facilmente scampato e fortunatamente lasciato definitivamente alle spalle.
'e hai poi pensato come fare per la campagna, mica vorrai farci passare l'estate in città?'
quasi quasi avrebbe voluto una figlia urlante così che la madre esaurisse per lei tutte le sue energie, invece la sua Angela era in tutto e per tutto un angelo del paradiso.
'il mercato immobiliare è così depresso che facilmente troviamo una soluzione anche migliore della vecchia casupola di terrusso...'
'pieve ligure! sant'ilario!' esplose Martina.
'portofino, no...?' le rispose andando ad aprire la porta sul baratro di un nuovo incerto, di un complicato incombente e pericoloso neo equivoco.
seduto in questura gli sembrava di essere rimbecillito davanti al risultato dell'analisi del dna del sangue ritrovato nel capanno che evidenziava una netta corrispondenza con il suo e allora il pm si era ricordato della ferita alla mano e si era convinto di vederci chiaro e giusto accusandolo della strage.
oltre lo spazio e un tempo confuso di cui aveva perso la nozione, un intricato intersecarsi di rette tangenti diversamente orientate in direzioni contrarie alla logica, alla realtà del puro buonsenso e proiettate ciascuna verso un infinito opposto alle altre che contemporaneamente gli strizzavano le meningi ridotte alle dimensioni di quelle di un criceto soffocandolo come in un bozzolo capace di isolarlo e strozzargli in gola il grido feroce e terrificante di una tigre in gabbia a cui il criceto era solo servito da aperitivo per stuzzicargli altra fame.
era incappato nell'unico essere di questo mondo ad avere certezze suffragate da una scienza che si era dimostrata ignorante su un minuscolo virus e che adesso faceva dubitare della sua credibilità e del suo alibi sulla base di una coincidenza di valori ematici che per lui era impossibile credere veri, ma che rimettevano in discussione tutto, compresa la sua stessa identità.
'dai che ci siamo...'
tre chili e quarantatre grammi.
insomma un lieto fine per tutti.
quel ricercato era sempre uccel di bosco, ma lui era stato discolpato più in fretta del previsto per via dell'occhio di riguardo di cui godono i giornalisti, la bimba sembrava aver aspettato il suo rilascio per nascere, la mamma stava benone e il congedo di due settimane gli era stato accordato.
le città si riaprono e si richiudono come le porte di un saloon, le persone hanno ricominciato a muoversi e lamentarsi per qualsiasi motivo e con ragione perché la confusione regna sovrana tanto da farsi venire più di un dubbio su qualsiasi cosa, anche la più banale e nota, come si stesse camminando su rette parallele indirizzate verso un non si sa dove e destinate a non incontrarsi mai.
nessuna certezza dagli esperti né dai ricercatori, nessuno sembra orientarsi e comprendere, né immaginare, figuriamoci programmare il futuro.
probabilmente aveva sbagliato ad aspettare di diventare padre così tardi, anzi fosse dipeso solo da lui avrebbe evitato, ma Martina lo aveva preteso senza se e senza ma.
quei tre giorni, sei ore e diciassette minuti di fermo cautelare lo avevano invecchiato di qualche anno mentre lei ne dimostrava dieci meno dei suoi quasi quaranta e così quella insulsa volontaria dell'avo, quando gli aveva chiesto se cercava la figlia (intendendo la compagna) con un tono famigliare come lo conoscesse da sempre, l'aveva fulminata con uno sguardo il giorno che trafelato, sudato e malconcio, nella fretta aveva sbagliato reparto.
dubbi e incertezze... equivoci pericolosi come quello da cui era facilmente scampato e fortunatamente lasciato definitivamente alle spalle.
'e hai poi pensato come fare per la campagna, mica vorrai farci passare l'estate in città?'
quasi quasi avrebbe voluto una figlia urlante così che la madre esaurisse per lei tutte le sue energie, invece la sua Angela era in tutto e per tutto un angelo del paradiso.
'il mercato immobiliare è così depresso che facilmente troviamo una soluzione anche migliore della vecchia casupola di terrusso...'
'pieve ligure! sant'ilario!' esplose Martina.
'portofino, no...?' le rispose andando ad aprire la porta sul baratro di un nuovo incerto, di un complicato incombente e pericoloso neo equivoco.
seduto in questura gli sembrava di essere rimbecillito davanti al risultato dell'analisi del dna del sangue ritrovato nel capanno che evidenziava una netta corrispondenza con il suo e allora il pm si era ricordato della ferita alla mano e si era convinto di vederci chiaro e giusto accusandolo della strage.
oltre lo spazio e un tempo confuso di cui aveva perso la nozione, un intricato intersecarsi di rette tangenti diversamente orientate in direzioni contrarie alla logica, alla realtà del puro buonsenso e proiettate ciascuna verso un infinito opposto alle altre che contemporaneamente gli strizzavano le meningi ridotte alle dimensioni di quelle di un criceto soffocandolo come in un bozzolo capace di isolarlo e strozzargli in gola il grido feroce e terrificante di una tigre in gabbia a cui il criceto era solo servito da aperitivo per stuzzicargli altra fame.
era incappato nell'unico essere di questo mondo ad avere certezze suffragate da una scienza che si era dimostrata ignorante su un minuscolo virus e che adesso faceva dubitare della sua credibilità e del suo alibi sulla base di una coincidenza di valori ematici che per lui era impossibile credere veri, ma che rimettevano in discussione tutto, compresa la sua stessa identità.
Nessun commento:
Posta un commento