sarà stata la stanchezza per l'impegno da papà fuori età e/o per l'energia che disperdeva a stramaledire i governi di ogni ordine e Stato del pianeta per come gestivano la crisi post covid in modo a lui, e a tutti quelli che si faceva finta non esistessero nonostante le proteste, totalmente indigesto e/o per le urla che Martina denominava 'sproni', e/o per le odiate feste di fine anno, ma era distrutto, esasperato, svuotato tanto da trasalire e poi desiderare di sparire appena sentiva la suoneria del telefono.
riconoscere il numero della vecchia redazione lo rasserenò e un po' lo incuriosì ma si trattava solo di un pacco che gli venne recapitato da un corriere il giorno dopo.
il fatto che provenisse da Kiev già lo inquietava, il contenuto avrebbe terrorizzato l'uomo che era, adesso sembrava un bimbo la mattina del 25 dicembre davanti al regalo scritto in cima alla lista per babbo natale.
nessun mittente o recapito, allora richiamò il corriere e rimandò indietro una busta con la bozza del testo in cui trovavano posto gli eventi successi in quei mesi.
dei giorni in cui aveva pianto pensando di aver perso nello stesso giorno madre e fratello, di quanto aveva rimpianto la prima e odiato il secondo prima di sapere la fine che aveva fatto al suo posto e del perché aveva rinunciato ad approfondire la storia delle ciocche di capelli preferendo prender per buona la sensazione di Marta, della nascita di Angela e dei suoi progressi, del lavoro che lo aveva stancato, dei problemi di salute di Silvia e di come fosse diventato donatore di midollo osseo, della forza e tenacia di Martina che se l'era accollato e provvedeva anche economicamente ai loro bisogni, ringraziamenti, saluti, il nuovo recapito, la firma e via.
nei mesi seguenti ci fu un fitto scambio di email dove continuò a parlare di sé, del cambiamento che sentiva dentro, di quello che gli succedeva intorno, di Silvia che alla fine aveva scoperto l'errore anagrafico sul suo certificato di nascita, dei suoi genitori adottivi schiavizzati dalla loro figlia così gelosa di lui che neanche l'aveva invitato alle nozze con un carabiniere goloso delle melanzane alla parmigiana della suocera e che da allora non l'aveva più vista.
in risposta altrettante narrazioni vergate con uno stile decisamente migliore del suo e altrettanto toccanti.
finché un giorno decisero insieme la data del loro incontro.
finita la cena consumata in religioso silenzio e messa a nanna la bimba, Martina se esce con: 'certo che la genialata di spedirgli i vestiti con cui eri scappato dall'ospedale è da film'
e Silvia: 'ma poi com'è che li hai spediti da Kiev?'
'ho un amico che ci va ogni tanto' - le risponde Maciej - 'ho preferito esser prudente, se Primo la prendeva male e mi veniva a cercare con i quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi?'
'tipo bocca di Rosa?' sogghignò il fratello sotto lo sguardo delle fanciulle intenerite dalla confidente amicizia che i due avevano coltivato in tanti mesi di confessioni, pentimenti e riflessioni sulla mezza vita passata che stavano festeggiando per la prima volta insieme in un posto magico e così lontano da tutto.
come avevano previsto sia Martina e sia Primo, Silvia chiese e ottenne da Maciej di rimanere da lui a tempo indeterminato.
non si sa quanto tempo le restasse da vivere, poco in caso di recidiva.
'Maciej, devo dirti una cosa prima che tuo fratello riparta ed io con loro'.
'Silvia che dici? sono contento che resti'
'no, ascolta è importante. tu sai della leucemia e che Primo mi ha aiutato col midollo, gli esami, la compatibilità che però non c'era ma lui ha voluto lo stesso donarlo a compensazione di quello per me e quindi, insomma, allora...'
'sì, e allora?'
'e allora sono tua figlia'.
'e io tuo zio, ricordalo sempre' irrompe Primo andando a caricare in macchina le valige molto più leggere di quando erano arrivati e subito dopo raggiungere mamma e figlia sulla spiaggia per l'ultimo bagno.
'che ne pensi?' gli chiese Martina reggendogli l'asciugamano.
'che staranno bene'
ma questa è un'altra storia
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