mercoledì 17 giugno 2020

cambiar d'abito



lasciata la veste del giornalista si ricicla scrittore e si mette segretamente a scambiare le bozze col gemello che reinterpreta i capitoli a modo suo, come fossero favole che a lui facevano ricordare i personaggi di Andrea Pazienza, il manuale di zoologia fantastica di Borges e Guerrero e che lo invogliavano a rileggere il bestiario di Cortàzar.
se fosse stato un animale avrebbe scelto di rinascere bruco così da scavarsi una buca nel fango dove restare nascosto ad aspettare che una zappa ponesse fine alla sua esistenza.
faceva progressi.
la rabbia si era trasformata in depressione rassegnata e passiva ma comunque dolorosa, sconosciuto carburante di un'anima in cerca di una diversa e più sopportabile identità o anche solo di un'alibi credibile a giustificare quella attuale.
l'abito del buon padre gli stava scomodo, quello del compagno affidabile era talmente consumato che quando l'ha buttato nel fuoco ha fatto due scintille ed è subito cenere.
Martina aveva scelto di tornare alla divisa di hostess, la nonna scelse quella della tata a tempo pieno.
vendere l'appartamento sarebbe stato un suicidio e così l'avevano affittato.
per lui la casa al mare della suocera e i resti dei risparmi dei bei tempi andati.
chi lo conosceva pensava che si sarebbe ripreso, lui si stupiva di sopravvivere nonostante sentisse che di vivo gli fosse rimasto ben poco.
una cassa da morto come vestito sarebbe stato anche troppo.
chiedeva solo che il cielo se lo prendesse senza fargli sentire dolore o capire cosa gli stesse per accadere.
temeva che la paura della fine gli procurasse un sussulto di vita in cui pentirsi o ripensarci.
beffa di un destino che ti fa maledire di essere nato per una vita e quando finalmente muori ne fai una tragedia invece di una festa.
faceva fatica a capirsi anche lui.
congedatosi da Alberto scelse una terapia farmacologica che gli consentì di darsi una parvenza giudicata di normalità dai conoscenti più prossimi.
furono gli eventi a imporlo.
la malattia di Silvia lo obbligava ad assumersi un ruolo di supporto.
tanti gli aspetti che li accomunavano, ma tra i due era lei a stare peggio e lui volenteroso di mettersi nei suoi panni nella speranza di prenderne il posto.
insieme avviarono una sorta di asilo per i bambini delle madri lavoratrici prive di sostegno.
poche ore al giorno, ma abbastanza per alleggerire le loro convalescenze, con la lentezza del tempo di chi sta superando una grave malattia, quello che secondo il tic tac dell'orologio dice che è passata un'ora quando per te è un istante o un giorno perché segui quello biologico o della natura.
consulente esterno Maciej che a distanza dava i tempi delle semine e del trapianto delle piantine con cui giocare al contadino e di quelli della preparazione e cottura di pani e focacce da portare ai genitori come trofei.
in quell'incerto disequilibrio tra la vita e la morte nasce l'idea di un ricongiungimento che trova tutti concordi e porta a decidere il viaggio in Polonia.

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