mercoledì 24 giugno 2020

Genova



intorno alle venti, per via che Maciej come al solito dimenticava che quando si sente suonare il cellulare si debba rispondere, sente la madre adottiva per avere notizie del rito funebre e del gemello.
gli risponde una voce da brividi. 
'perché piangi?'
'lui, lui è morto'.
'ma lui chi?' gli venne da chiederle dandosi subito dello scemo.

tic tac.

la città intera piange l'uomo e il giornalista unendosi con cordoglio al dolore della famiglia che lo avrà come noi sempre nel cuore.
i funerali si volgeranno la mattina di venerdì 20 maggio alle 8 in forma privata.

sul web il tam tam funebre inizia già alle diciotto.
un paio di vecchi colleghi era andato a salutarlo avendo appreso che sarebbe subito ripartito per la sua nuova vita e si erano spaventati per il pallore cereo del volto e lo sguardo oltre l'orizzonte quando dovettero sorreggerlo e assistere alla constatazione di morte da parte degli addetti del 112 prontamente accorsi.

dunque lui era morto esattamente come il fratello, ma di infarto.
no. una differenza c'era.
lui era davvero morto.
ma lui chi?

totalmente traumatizzato dalla notizia era completamente frastornato e incapace di elaborare e definire chi fosse lui stesso.
come un automa andò a riempire le mangiatoie, raccolse i primi fiori di zucchino e due uova che ruppe in un tegame con due gocce d'olio sopra ai fiori appena lavati e tagliati conditi da un po' di pecorino salato accompagnato da due bietole bollite e scondite, una fetta di pane e un bicchiere di vino stillato da una bottiglia appena stappata a cui ne seguì una buona metà di una seconda bevuta seduto in mezzo ai trucioli della falegnameria su cui si svegliò il giorno dopo, impanato come una cotoletta e ancora stordito.
l'unica certezza era che, come ogni altro essere umano, anche lui non avrebbe potuto assistere al proprio funerale.
'peccato' - pensò sorridendo a se stesso - 'mi sarei divertito'.
si pentì all'istante di quel pensiero quando realizzò che a morire era stata una metà parte di sé.
un passo avanti verso una consapevolezza ancora lontana e complicata da elaborare.
ci era arrivata e più velocemente la mamma adottiva che, in attesa di fargli visita così da poterlo meglio ragguagliare e, soprattutto, riabbracciare, aveva fin da subito imparato a chiamarlo Maciej e lo aggiornava sul proseguo ricorrendo a una sorta di linguaggio criptico imposto dalla massima prudenza necessaria a evitare che si scoprisse un arcano capace di portarlo come minimo all'accusa di favoreggiamento nei confronti di un latitante, falsa identità/ furto d'identità e chissà che altro.

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