lunedì 22 giugno 2020

il sogno



'che animale sei?'
'cioè che sarei? non so ci devo pensare e tu?'
'un pangolino siamese di un pipistrello, anzi direttamente un virus, ma mica uguale né simile al covid che è solo un dilettante. uno vero, serio, capace di sterminare la madre di tutti i virus più virulenti: la razza umana. colpevole di ogni stortura naturale e artificiale che appesta il pianeta. poi, quando avrò ultimato il lavoro, allora potrai ripetermi la domanda perché qualsiasi animale vorrò essere potrò vivere invece che dannatamente, felicemente ovunque mi sia capitato di nascere'.
'facciamo che siamo due virus. dopo aver estinto gli umani, che animale saresti?'
'tutti! un gatto che fa le fusa strusciandosi sul tronco di un albero, un cane che scodinzola per puro autoerotismo invece che per compiacere il padrone, un pappagallo che sa imitare il verso degli altri animali, una scimmia capace di essere solo una scimmia che fa solo cose da scimmia, un orso che ruba il miele all'ape che se ne sta beata tra i fiori, difficile scegliere'.
'e io che animale potrei essere?'
'un camaleonte, ovvio!'
'e Marta, in quale animale potrebbe reincarnarsi?'
'una manta che nuota maestosamente nell'oceano e si nutre solo di plancton...'
'e la piccola Angela?'
'un airone, elegante, attento, abile predatore ma solo per necessità'.
'aspetta ho deciso, sarei... un serpente'.
'un serpente? ma dai che dici? l'unica cosa che avete in comune è l'iniziale del nome!'
prese il sogno come un commiato da Silvia anche se a dialogare con lei c'era di sicuro Maciej perché era lui l'appassionato di animali, sì però il sogno era lui ad averlo fatto, pensava mentre appuntava quelli che riusciva ancora a ricordare.
concluse che era facile confondersi nella realtà, figuriamoci di notte in un sogno e che l'unico dato certo era l'attribuzione di proprietà del sogno e il fatto che, a parte uno dei protagonisti, chiunque dei due fosse, gli altri erano soggetti defunti.
per associazione pensò a Martina che per lui era come fosse morta e all'inferno.
'un castoro. sicuramente un castoro' - borbottò tra sé e sé - 'intento solo razziare arbusti da trasportare per tirar su una diga con cui arginare la piena e proteggere il nido in cui rifugiare al primo acquazzone insieme a un sacco di cianfrusaglie raccattate in giro per il mondo da sgranocchiare guardando con indifferenza lo spettacolo del mondo in sfacelo come se niente la riguardasse o dipendesse dalla sua volontà e dalle sue azioni' concluse buttando con rabbia le bucce dell'ultimo arancio di stagione che finirono come i coriandoli di carnevale intorno invece che dentro la pattumiera.
e lui? che animale avrebbe voluto essere?
si aiutò consultando un libro illustrato, aprendolo a caso.
avrebbe scelto quello che gli fosse comparso per primo.
un cavalluccio marino, hippocampus, si nutre di piccoli crostacei e vegetali, recitava la scheda, a primavera la femmina depone le uova in una tasca di incubazione posta nella regione addominale del maschio ed è in via di estinzione.
'ettipareva' - pensò - 'ma ben scelto', gli piaceva. cercò nell'archivio dei pezzi di legno raccolti sulla spiaggia quello più adatto e si mise a intarsiare l'effige dell'esemplare in cui, nel caso, sarebbe rinato.

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