venerdì 26 giugno 2020

il pianto



il giorno del suo funerale lo trascorse camminando con Argo, cercando di ignorare il suo sguardo supplice e implorante di tornare a casa invece di continuare per sentieri sconosciuti e scoscesi, immaginando quello che scorreva nella mente dei pochi convenuti alle otto di quel venerdì mattina.
chi non si sarebbe mai persa la funzione era la sorella adottiva, sicuramente contenta per lo scampato pericolo di dover dividere con lui i beni e i lasciti dei genitori.
Martina, non sapeva se avrebbe avuto il pudore di esimersi.
pensò che probabilmente c'era e in quel caso avrebbe potuto toccare con mano, o mettere sul fuoco la sua, che avrebbe esibito un contrito e ipocrita dolore bastante a nascondere il sollievo di crederlo morto davvero e il dubbio che invece si trattasse di Maciej.
ma a una mente pragmatica spesso si abbina il difetto di opportunismo e per Martina era più conveniente e comodo fingere di piangerlo come effettivamente morto invece che virtualmente o burocraticamente morto sapendolo di fatto vivo e vegeto chissà dove.
nessun dubbio per la mamma di Martina che anche se nessuno gliene aveva dato conferma era certa che le cose fossero come nella realtà nascosta ma vera e che un giorno lo avrebbe rivisto.
l'unico davvero scosso era Peppe che ripeteva a tutti di come aveva conosciuto sia l'uno e sia l'altro dei due sfortunati fratelli interrotto continuamente dalle borsettate della moglie e dai suoi sguardi assassini scagliati senza successo perché Peppe parlava e piangeva come un vitello ripetendo che mancava il prete, che ci voleva, chiedendosi perché nessuno lo aveva chiamato e chiedendolo a giro agli altri presenti ricevendo come unica risposta l'ennesima borsettata.
nel dignitoso ritegno che si addice bene in ogni cerimonia funebre i genitori adottivi. 
la loro specifica unicità stava nella certezza assoluta che si stesse onorando un amico, un lontano parente, un uomo che aveva tanto sbagliato ma più ancora tanto pagato e alla fine si era redento aiutando nel modo migliore possibile nelle diverse condizioni e a seconda degli eventi e casualità, la madre, la figlia e il fratello.
che nel frattempo il figlio adottivo amato più della figlia naturale, fosse vivo, in salvo e presto l'avrebbero volentieri riabbracciato.
a conti fatti un funerale felice dove, tranne le lacrime di un carabiniere emotivo e acquisito, le uniche altre erano quelle del castoro che nell'occasione recitava il coccodrillo sia per le finte lacrime e sia per lo sproloquio con cui aveva annoiato tutti con l'intenzione di rendere onore a una carriera giornalistica e di inchiesta di cui da tempo nessuno si interessava, lui compreso.
tornato a casa e ristorato Argo volle concedersi un brindisi speciale dedicato ai suoi lutti disponendo cinque bicchieri sul tavolo: per la manta, per il camaleonte, per il serpente, quello per l'ippocampo, uno piccolo e colorato per l'airone, e poi si sciolse in lacrime finché ne trovava.
ne aveva trattenute tante che per versarle tutte gli servì l'intera bottiglia.


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