giovedì 22 settembre 2011

Possibilità che si!


Periodo strano.

Sono stroncata dalle troppe cose che accadono, o forse dalle troppe poche cose che accadono.

Niente va come dovrebbe andare. Dentro un fiume in piena mi travolge l’anima. C’è una tempesta in corso, cielo e mare si mescolano, tutto diventa un uragano.

Mi guardo intorno. Mi sconcerta, impaurisce, mi fa schifo. La gente…

Ma come si combina? Ciò che più mi abbatte sono le ragazzine di massimo quindici anni. Io le picchierei fino a quando diventerebbero ciò che sono: ragazzine. Non donne.

Truccate come una donna di venticinque anni, il seno all’aria, gli slip a vista.

Le parolacce e la sigaretta d’obbligo. Provo pietà e rabbia. Povere, non sanno quello che stanno perdendo. E non mi riferisco alla verginità, quella è nulla. Stanno perdendo il loro spirito e la loro indipendenza. Saranno donnine uguali, puttanelle uguali, mogli depresse uguali.

I ragazzi. Si danno anche loro da fare. Piccoli bulli indifesi.

I pantaloni calati, i capelli tagliati in vari e pappagalleschi modi.

Le donne ultraquarantenni che si comportano da quindicenni. Gli uomini ultraquarantenni che si fanno le ragazzine.

I politici che dormono, gli amministratori che se la spassano, la giustizia che è salita al cielo.

E l’altra faccia della medaglia?

Piange, si dà da fare inutilmente, sospira, aspira al meglio, soffre il freddo, la fame, la sete, ha paura, scappa, è perseguitata, muore.





“PROLOGO IN CIELO

MEFISTOFELE Poiché ancora una volta, onnipotente Signore del cielo, mi hai
chiamato alla tua augusta presenza e vuoi sapere come vanno le
cose tra gli uomini, eccomi qui. Ma devi scusarmi, le parole
solenni non sono la mia specialità. A sentirmi fare il patetico
rideresti anche tu – ma tu non sei più capace di ridere, da tanto
tempo. Del sole e dei mondi io non so dire nulla: io vedo soltanto
come si tormentano gli uomini che tu hai creato. Quel piccolo dio
della sua terra è sempre lo stesso: buffo e stravagante, come il
primo giorno. Forse potrebbe vivere un po’ meglio: ma tu gli hai
dato un’ illusione della tua luce divina. Lui la chiama ragione – ma
se ne serve soltanto per essere più bestia delle altre bestie. Mi
sembra proprio – con licenza di Vossignoria – una di quelle
cavallette tutte gambe che fanno salti e credono di volare: ma
cascano subito nell’erba, a cantare la loro vecchia canzoncina.
Cosa dico, nell’erba? Nella merda va a ficcare il suo naso, l’uomo!


IL SIGNORE Non hai altro da dirmi? Sei sempre qui a protestare, Mefistofele!
E’ possibile che nei secoli dei secoli non ci sia nulla sulla terra che
ti vada bene?



MEFISTOFELE No, Signore, proprio niente. Va terribilmente male, secondo me,
laggiù – come sempre del resto. Mi fanno pena gli uomini:
nient’altro che dolore e guai, un giorno dopo l’altro. Poveretti, non
mi diverto neanche più a tormentarli.” ( “Faust” di Goethe)





“ANGOSCIA L’angoscia, tu l’hai mai conosciuta?


FAUST Ma cosa si muove intorno a me come un’ombra?



ANGOSCIA L’angoscia, tu l’hai mai conosciuta? Una volta che possiedo
l’anima di un uomo, il mondo non significa più nulla per lui. Il
buio eterno copre la terra, non c’è più alba né tramonto. Di fuori i
suoi sensi percepiscono tutto, ma dentro di lui regnano le tenebre.
Avesse tutti i tesori dell’universo, non saprebbe cosa farsene. La
fortuna, la sfortuna, cosa gli valgono? Soltanto malinconia.
Nell’abbondanza muore di fame; e rinvia a domani ogni gioia e
ogni pena. E’ capace soltanto di aspettare, e nulla gli riesce di
concludere.


FAUST Basta, non voglio ascoltarti.


ANGOSCIA Deve andare? Deve venire? Di decidere non ha più la forza. E’ un
peso e un fastidio per sé e per gli altri. Respira, ma gli manca il
fiato; non soffoca, ma non vive; non è disperato, e neppure è
rassegnato. Rotola senza potersi fermare, rinuncia tra mille dolori,
deve agire contro voglia, è libero e nello stesso tempo porta mille
catene: insomma, è pronto per l’inferno.


FAUST Angoscia maledetta, ecco come ti diverti con gli uomini! Nella
vita di un uomo ci sono tanti giorni senza male né bene, ma tu li
trasformi in un confuso groviglio di torture. Il tuo potere è grande
e s’insinua dovunque; ma io rifiuto di riconoscerlo!


ANGOSCIA Ti maledico, Faust! Gli uomini sono ciechi per tutta la vita; e ora
che sei alla fine, diventa cieco anche tu.


FAUST La notte è sempre più profonda! La sento che scende sopra di me,
ma tu puoi accecare solo i miei occhi non il mio spirito. Perchè nel
mio spirito ora comincia a splendere chiara la luce. Comprendo
finalmente, adesso comprendo. Quello che avevo progettato,
adesso ho fretta di compierlo. Su, tutti fuori dai vostri letti, amici!
Finalmente so cosa deve essere la vita dell’uomo. Tutti da me,
nessuno escluso! Voglio che tutti guardiate con gioia ciò che ho
avuto il coraggio di intraprendere – finalmente, per voi, uomini
della terra!” ( “Faust” di Goethe)


Triste.

L’angoscia.

Secondo Kierkegaard l’angoscia nasce dalle infinite possibilità che si prospettano davanti a noi. Possibilità che si o possibilità che no, è la vertigine della libertà di scegliere; è la consapevolezza di poter agire in un modo che nessuno sa, di buttarsi nel vuoto senza possibilità di tornare indietro; è come l’inquietudine che sente Adamo, la quale viene dal nulla, un nulla, però, che ha la potenza di trasformarsi in qualcosa.

Non si deve, dunque, considerare l’angoscia come un sentimento negativo, ma come uno stimolo alla trasformazione.

Chissà che questo periodo pesante, pressante, picaresco non sia il stimolo giusto per far cambiare qualcosa.

Speriamo che sia possibilità- che- si.






Jivri’l.

5 commenti:

  1. già!
    altro esempio di convergenza cosmica.
    da domani le conto, ma ho l'impressione che farei prima a contare gli esclusi da questo stato d'animo.
    mi guardo intorno e ovunque leggo e vedo più o meno le stesse sensazioni, parole diverse e uguale sentire.
    qualcosa sta cambiando, si sente.
    diamoci ancora qualche mese.
    e qui mi fermo. per ora.

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  2. Ti angosci per poco. Se i problemi sono quelli che hai elencato (alcuni dei quali non mi sembrano neanche problemi) vivremmo nel Paradiso Terrestre.
    Non mi sembra il caso di tirare fuori Goethe, Kierkegaard, letterati e filosofi vari per queste cose (che fra parentesi mi sembrano anche venati di moralismo spicciolo o di invidie/gelosie/frustrazioni/aspirazioni/visioni tipicamente adolescenziali).
    E' come se io tirassi fuori cinque o sei nomi e frasi celebri di vari economisti della storia perché la cassiera si è dimenticata di darmi 5 centesimi di resto.
    Riguardo al discorso di teti direi che si è vero c'è tanta gente che si lamenta, il periodo è quello che e quindi è anche normale. Di certo in passato la gente è stata anche molto peggio in occasione di epidemie, carestie, altre crisi economiche, guerre, dittature solo che non essendoci internet non potevano lamentarsi se non uscendo di casa, di conseguenza oggi tutto risulta amplificato e un lamento diventa un coro di lamenti infinito e indefinito con tanto di eco.
    Quello che potrebbe succedere è un collasso del sistema capitalistico occidentale e questo può avvenire nel 2012 come nel 2020. Le profezie dei Maya parlavano di altro ma più si avvicina il 2012 (e quindi più risulta improbabile la fine del mondo) e più c'è chi si affanna a dare interpretazioni diverse sulla profezia dei Maya di modo che alla fine qualunque cosa succede (anche niente) i Maya avevano ragione.
    Come per Nostradamus su cui sono stati scritti centinaia di inutili libri per dare centinaia di versioni e interpretazioni diverse, tanto che dire che aveva previsto il 100% delle cose che sarebbero successe dalla sua epoca alla fine del mondo o lo 0% è la stessa cosa.
    Parlare poi di coscienza unitaria mi sembra veramente una fantasia fantascientifica degna di una puntata di Star Trek (prima serie, quella con il capitano Kirk), dato che tutti si lamentano ma ognuno di cose diverse e sopratutto ognuno ha ricette diverse come soluzioni ai problemi e trovare 3 persone in croce che riescono ad andare d'accordo contemporaneamente (senza che siano ipocriti o che abbiano qualche interesse di altro tipo in ballo da difendere) è impresa sempre più rara.
    L'unico cambiamento veramente epocale della storia è stata la scomparsa dei Dinosauri, peccato.

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  3. Teti: pare proprio che sia un periodo no. per tutti.

    Dexter: no, non hai capito. Ciò che dico all'inizio a me non tocca per nulla, non me ne frega nulla, e lo dico solo perchè in minima parte mi ci riconosco. E' un male interiore, che non è nemmeno male. non è nulla. è una possibilità nullificatrice(eh si, tiro in gioco Kierkegaard perchè lo amo e mi piace dare esempi di persone che la pensavano nelle loro opere come me, non vedo quale sia il problema), e dico proprio questo: il mondo esteriore nel quale purtroppo mi DEVO riconoscere mi provoca questa angoscia che non è il sentimento comunemente interpretato, è qualcosa di pià forte, è un sentimento alla kierkegaardiana, è il NULLA. che può diventare tutto o nulla, è quell'attimo in cui non c'è quiete né tempesta, c'è l'inquietudine che nasce dal fatto di sapere che allungando la mano per prendere la mela potrebbe succedere qualcosa. io dico solo questo. peccato che non puoi vedere oltre, capire, come Teti, i miei sentimenti oltre le parole,oltre gli esempi, oltre ciò che leggi.

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  4. credo che ciò che conta sia la sofferenza che proviamo, non le sue cause. in fondo anche la sofferenza è un fatto talmente personale che non ha senso indagarne le cause, visto che ognuno ha le proprie e difficilmente gli altri le capirebbero, anche se gliele spiegassimo. dunque prendo atto del disagio e della differenza di Jivri'l, sentimenti che condivido, e qui mi fermo. purtroppo al momento non mi sento di condividerne l'ottimismo finale.

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  5. Guchi: impossibile capire l'altro fino in fondo, spesso quel male che si ha sembra non avere nemmeno origine,nessuna causa, tuttavia esiste. Sono estremamente pessimista, non vedo l'uscita, ma in un angolo del mio cuore credo che il mio cervello ancora speri che qualcosa di buono succederà.

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