I got caught in a storm
carried away
I got turned turned around
I got caught in a storm
…
Volevo esser bizzarra, inconsueta e ho fatto una metà vita poco interessante girata con procedimento logico, sicuro, molto realistico. Voglio uno spiraglio, dicevo, soffoco. Mi riconosco in un'altra strada, tra persone sconosciute, sfuggente alla logica, manifestamente sbilanciata, devo, devo cercare un altopasso. E quale, miglior corrente, manifestazione avrebbe potuto ignorare la quotidianità, rendermi antipatico il mondo reale? Il finale anticipato di tanto… l'invito al quale non si può rinunciare, il rifiuto più che scortese, verrebbe considerato fuori luogo. Caos, frenesia, idea confusa, incontrollato racconto, non sono per nulla spaventata, confesso. La normalità non è mai stata nel mio necessaire, un set da viaggio privo delle tre boccettine: l'utile, il dilettevole, il conveniente; il materiale infrangibile, poco pericoloso, non volerà con me. Parossismo. Vittima illustre: ideo, scrivo, soccombo. Non potrei esser più coerente, la storia è questa, non si capisce nulla, ma è quello che ho sempre voluto che fosse, come quel gelato a più gusti che ti ostini a mischiare, con movimento circolare, tettonico, impazzito. Amo, apro e gusto, c'era troppa aria compressa, sforava da tutte le parti. Queste le caratteristiche, non optional, di serie. Non compro a scatola chiusa, non firmo. In maniera grossolana chiunque potrebbe ammetterlo: son di dubbia provenienza. Scelgo la direzione, apro ed esco: azione - reazione, l'impeto, in guerra con me stessa e con gli altri, è questa la velocità con cui decido, scalo marcia e prendo il giusto slancio, l'ultimo.
Ringrazio le forze che presiedettero alla mia nascita e alla mia adolescenza, perché mi hanno, fino ad oggi, evitata una delle peggiori disgrazie che possano capitare: la Monotonia.
A Lhasa de Sela alla quale sono legata con nodo doppio e triplo. Versi suoi, i primi, di Filippo T. Marinetti gli ultimi.
Non se ne trovano di parole da dire, non ora almeno. Come Lhasa, l'ascolti, che gli vuoi dire? Prendi quello slancio, e che non sia l'ultimo, non ancora
RispondiEliminasì, lo si tracanna, senza digerirlo necessariamente… se ne sente il profumo, the taste… io Teresa, Lhasa, accomunate da vita e parole. E voglio condividerle con te, voi tutti. Mai pensato con tristezza a quella strada. La si intra-prende e quando stesse per finire, ci si volterebbe (come quello stupendo scatto) e si saluterebbe! ;)
RispondiEliminaci vuole grinta, sempre. non perdersi mai, mantenere un centro anche se ricurvo e fustigato dal vento. segnare il passo se proprio non ci si riesce a muoversi.
RispondiEliminaavevamo la stessa età e la stessa patologia (sebbene in anni diversi)
un problema che tocca una sfera intima della donna e che rimane come una mutilazione perpetua che solo guardando ai nuovi mondi che apre, forse, si risana e porta alla guarigione instillando manie di contrapposti e l'andar contro, tanto che temi a lasciarlo, ti ributti indietro così tanto vicina a quell'altrove che sai di ricordare ma dimentichi perchè ormai ti ha modificato, ed è diventato parte del modo di essere che ti manifesta.
ci si riconosce sì, non c'è bisogno di analizzare la sabbia nei sandali per sapere che strade ha attraversato un'altra persona per sapere che ha incrociato le tue.
ti voglio bene, vah! che non è cosa che dico di frequente;)
molto privatamente per quel che potrebbe significare in un 'post' pubblico… GRAZIE! te ne ricambio! ;) *
RispondiElimina