l'estinzione apocalittica del mondo come lo hanno conosciuto i pochi sopravvissuti paralleli non è stata causata da meteoriti o profezie nè dal crollo delle economie borsistiche, per altro tutt'altro che econome, che governavano la politica degli stati nel 2011, e nemmeno dalla sconfitta di Arrakis nel 10191, ma da un errore umano, che alcuni, evocando altre precedenti ma di ben minore entità tragica amavano definire: "peccato originale" e che oggi sappiamo invece essere stato un progetto elaborato per decenni quale gioco virtuale tra annoiati terrestri che alternavano la pratica di guerre più o meno atomiche a quelle che si divertivano a scatenare tra i civili ignari e impoveriti esasperandone l'esistenza e devastandone le menti.
quel manipolo di de_menti fece sì che le terre abitate fossero colpite da onde elettromagnetiche capaci di provocare effetti attribuibili agli agenti atmosferici: terremoti, maremoti, tsunami, riscaldamento del pianeta, eruzioni vulcaniche, sovvertimento delle stagioni, vento, uragani, siccità, glaciazioni e quant'altro potesse sgretolare la terra come fosse un castello di sabbia, privata di un qualsivoglia coesivo, come liofilizzata; inerte come cenere così che i monti scivolassero a valle e le pianure sprofondassero sotto il peso improvviso verso baratri senza fondo trascinando tutto quanto intralciava il loro cammino, non importa se case, fiumi, persone.
tutto diventava scia rosso sangue e scavava solchi su cui i meno fortunati, coloro cioè che non erano morti per sventura o suicidio, si aggrappavano con le dita scarnificate e scheletriche vuoi per la fame, vuoi per la consunzione dovuta ai chilometri che avevano percorso sorreggendo il peso dei loro corpi larvatici e grevi appesantiti da menti sgomente e saturate attraverso le narici, le orecchie, i capelli, la bocca e gli occhi del fango che ricopriva i loro fantasmi e quelli di tutti i loro antenati e, ogni volta, quelle genti si risollevavano, ma appena riemerse subito un'altra sciagura si abbatteva su di loro e anche su chi, al riparo e al sicuro, viveva in zone tranquille non mancavano di arrivare gli effetti dell'onda d'urto che di riflesso li colpiva ancor più profondamente disgregandone gli organi interni, il metabolismo e le funzioni cerebrali.
ogni attività era controllata dalla rete di connessione a cui, chi poteva e riusciva ancora a collegarsi, si aggrappava per cercare di trovare amicizia e sollievo pensando di potersi unire ad altri in una rivolta capace di riportare la vita a livelli umani di sopportazione, finchè un giorno la rete si ruppe, i contatti furono persi e ognuno si trovò solo, lontano dagli altri e senza nessuna competenza o abilità utile a sopravvivere su un pianeta avvelenato e circondato da uno spesso strato di pensieri condensati e inutili, di saperi dimenticati e illusori paradisi artificiali per altro irraggiungibili.
la paura e il tremore che scuotevano il sottosuolo erano gli stessi che ciascuno avvertiva battere nelle ossa e nelle vene svuotate dal dismesso battito cardiaco giacchè il cuore aveva smesso di pulsare, il fegato e i reni di filtrare, i polmoni di respirare, la lingua di distinguere tra l'amaro e gli altri sapori, gli occhi erano ciechi o al più rivolti verso il vuoto interiore, il tatto assente; come in un'agonia comatosa, rantolavano, hanno rantolato per millenni e in qualche modo sono arrivati a essere noi, come saremo adesso: invisibili, ovvero umani sotto mentite spoglie inumanizzate.
testo ispirato da questo post CLICK e contaminato da altri riflessi
foto Liu Bolin
foto Liu Bolin
Bellissimo!
RispondiEliminaLa "subcultura" apocalittica impone visionaria la sua ragione.
"finchè un giorno la rete si ruppe, i contatti furono persi e ognuno si trovò solo, lontano dagli altri e senza nessuna competenza o abilità utile a sopravvivere su un pianeta avvelenato e circondato da uno spesso strato di pensieri condensati e inutili, di saperi dimenticati e illusori paradisi artificiali per altro irraggiungibili."
Non so perchè, ma mi viene in mente La strada di corman mccarty. La condizione di non competenza, di improvvisa terrificante solitudine. Le connessioni che saltano. (Cosa di cui, mi pare lagnassi)
Un sacco di suggestioni attorno a questo post.
Il tentativo di utilizzare le categorie illuministiche della ragione servono solo a difendersi dal babau, dalla paura relegata all'irrazionale, all'indimostrabile. Una dimensione della mente "sensibile" a ipotesi e ragioni dell'irragionevole che serpeggia e mantiene il suo sigillo nella dimensione e relegata all'inconscio. Io non so, sarà anche che sto leggendo Murakami, per cui questa interferenza tra due mondi paralleli in cui l'oscuro mostra la sua influenza sul "reale", per cui ogni ipotesi è plausibile, anche tenendo conto di quanto la nostra mente, il pensiero sia bene o male manovrato dalle ininterrotte interferenze a cui "ci sottoponiamo" e veniamo sottoposti.
Le testimonianze e le ipotesi suggestive de "L'astronauta", vanno considerate. Non è tanto se son vere o false ma l'ipotesi plausibile che evocano, come un possibile da non scartare, secondo me. Non sono cosi paranoiche, ritengo. Da sempre abitano la mente umana. Quella parte oscura e insvelata, che magari Freud ha cercato di incartarcela cosi, con l'inconscio. "la paura e il tremore che scuotevano il sottosuolo erano gli stessi che ciascuno avvertiva battere nelle ossa e nelle vene svuotate".Mondi paralleli no?
E cosi, anche questo puo starci:
"e che oggi sappiamo invece essere stato un progetto elaborato per decenni quale gioco virtuale tra annoiati terrestri che alternavano la pratica di guerre più o meno atomiche a quelle che si divertivano a scatenare tra i civili ignari e impoveriti esasperandone l'esistenza e devastandone le menti."
Bel post. Sopratutto per la dimensione della mente di cui tiene conto.
SIMURGH
RispondiEliminai paralleli sono nati su questi temi, o per lo meno avevo questo intento, di ragionarci sopra.
è finita che quando riprendo l'argomento nei post non li considera nessuno.
ma questo non cambia la mia propensione.
non mi lagno della perdita della rete, dico solo che è la prima che salta appena succede qualcosa, quindi di cominciare a pensare di fare poco affidamento su questo mezzo, e approfittare fin che c'è per scambiarsi informazioni su come attrezzarsi nel dopo apocalisse.
ma se ti riferisci a dei commenti che ho scritto da mia_euridice hai ragione, del resto è evidente da come vanno i paralleli che il mio intento sia ancora traballante e incerto.
ma va bene così. i paralleli sono liberi e indipendenti, anarchici e scollegati, casuali e mutanti tanto quanto le persone reali.
nessuno imbecca nessuno, chi vuole balla, chi vuole salta, chi preferisce sta fermo. almeno questo risultato mi pare sia consolidato.
(azz sembra un CdA sto commento) grazie, ciao.
Davvero bello questo pensiero, Tetì. Profondo quel tanto da lasciare appeso un respiro, magari nuovo. I paralleli sono 'impressioni di viaggio', presentimenti o certezze tanto da costringerti a pensare... ma anche no. Anche sostare e riprendere il cammino.
RispondiEliminaA margine di questo pensiero, ti lascio un abbraccio solidale in un momento duro, come questo che state passando nella tua citta'. Spezzata ma non sconfitta. S.
ANONIMO
RispondiEliminagrazie, mi fa piacere rivederti da queste parti, posso sperare in un ritorno?
che il vicino compleanno risvegli la civetta?
(anche tu come GHUCHI sei del segno della civetta maya).
ci sentiamo presto, buona giornata