giovedì 4 giugno 2020

Bilovizh



un altro enigma da districare, anzi tre.
il primo all'ospedale per fare in modo che il ricoverato rientrasse nel pieno delle sue facoltà mentali ora che cominciava a ventilarsi l'idea dell'ennesimo scambio di persona e più di qualcuno sembrava intenzionato a prendere sul serio le sue farneticazioni; il secondo nei boschi intorno a Bilovizh dove si erano perse le tracce del catorcio rimediato per quei pochi passeggeri diretti a Kiev da Varsavia e il terzo nella capitale polacca dove un tizio con una 24 ore cercava faticosamente di capire da un barista che masticava un po' di italiano cosa si dicesse in tv di un aereo caduto a trecento chilometri dalla capitale ucraina.
una volta appurato il triste destino di quel volo e chiarita la dinamica della fuga, la situazione dei due gemelli prende una svolta del tutto simile a un testa coda a cento all'ora di notte coi fari spenti nella nebbia per Primo, che era poi riuscito a ricordare come il fratello l'avesse tramortito prima di assumerne le sembianze ed era più incazzato di una iena con lui per l'appuntamento mancato a Kiev, per il mal di testa, per i carabinieri, l'avvocato e tutta la compagnia cantante di persone contrite e dispiaciute oltre che in apprensione per gli ulteriori pasticci in cui l'avrebbe sicuramente di nuovo coinvolto, mentre Mattia, che aveva programmato nei minimi dettagli una fuga risolta dal caso, se ne stava stralunato e incredulo per l'opportunità che la busta con i due biglietti di viaggio gli aveva offerto per evadere dal suo destino e grato per il colpo di vento che gli aveva impedito di concludere il suo viaggio terreno svaporando tra i fumi della boscaglia ucraina in fiamme.
Ucraina o Polonia, per lui in fondo era lo stesso, ma decise comunque di avvicinarsi al confine più lontano, trovare un piccolo paesino e ricominciare.
purtroppo nel portafoglio di quello spilorcio di suo fratello aveva trovato sì e no duecento euro, ma ne aveva serbati più di tremila dagli scippi fatti a Genova.
per i documenti era a posto, aveva tenuto quelli dell'ambulante di Casa del Lupo, l'età era simile, una volta cambiata la foto potevano andare.
i suoi li avevano i carabinieri, quelli di Primo si dovevano bruciare all'istante per evitare di correre il rischio che venissero ritrovati svelando una realtà diversa da quella che presto sarebbe stata nota a tutti.
appena possibile se ne sarebbe procurati di nuovi.
pensò che gli sarebbe piaciuto tenere un cognome che aveva sempre considerato una presa in giro e adesso apprezzava moltissimo: Salvo.
si mise a cercare sul dizionario tascabile: Zapisać.
Mattia gli era sempre piaciuto: Maciej Zapisać, sarebbe diventato Maciej  Zapisać.
gli sembrò un nome autorevole e anche il riflesso in una vetrina gli restituiva un uomo diverso da prima, distinto, elegante, professionale.
se prima di oggi si considerava un toro scatenato, e chi lo conosceva un topo di fogna, adesso assomigliava a un pavone convinto di essere una pantera nera, elegante e possente.
'in futuro’ - pensò - potrei fare l'insegnante di italiano o il badante'.
dopo le medie gli avevano imposto: o il prete o il maestro quindi aveva preferito frequentare, saltuariamente, le magistrali e del lavoro con gli anziani aveva appreso la teoria dalla ex, ma con un documento dove risulta essere un ambulante, gli restava il lavapiatti o bene che andasse il cameriere.
benché Varsavia sia piena di italiani il momento è ovunque quel che è, dunque rimediò un appalto da un rider bergamasco che gli cedeva qualche corsa in cambio di una branda e pochi euro, giusto per un panino.
in meno di niente scoprì di avere un particolare talento per le lingue e una sconosciuta attitudine al lavoro.
era cambiato, stava cambiando.
il documento falso sarebbe stato l'ultimo reato dell'ex Mattia Salvo, per tutti, lui compreso, morto e sepolto tra i rottami di una vecchia carretta volante precipitata nei dintorni di Bilovizh.

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