mercoledì 3 giugno 2020

l'incontro

svogliatamente e con la testa già sull'aereo per Kiev mentre il gemello si arrovellava la mente su come sarebbero andate le cose, Marta tossiva, ma come tossiva nel suo appartamento in cui si era reclusa per vergogna e timore di 'disturbare' il prossimo per cui aveva speso i suoi anni di vita malconcia e precaria.
Silvia e Peppe fermi, immobili, come due granatieri ai lati della stanza di Mattia, l'una per l'eccitazione di aver fatto da garante all'incontro in assenza del magistrato, l'altro impettito per il ruolo che tentava di interpretare come aveva visto tante volte magistralmente fare nei polizieschi di cui era ghiotto più ancora della carbonara o delle melanzane alla parmigiana della suocera che lo adorava più di un figlio per avergli fatto uscire da casa quella specie di essere a metà tra l'idra di lerna e l'araba fenice che, non si sapeva spiegare come, lei stessa aveva generato.
'quarantacinque minuti'
'hanno un'ora, lasciamoli fare'
'ok'
'forse arriva...'
e dalla porta esce, sotto la mascherina d'ordinanza, la versione distrutta e in lacrime dell'uomo entrato un'ora prima con una 24 ore in mano che fa un cenno all'avvocato e a Peppe: 'ha chiesto di restare solo...' e poi se ne va.
i due si guardano per un tempo indefinito e poi gli sguardi si dedicano allo studio delle mattonelle del pavimento finchè Peppe schiude la porta.
'è rannicchiato nel letto verso la finestra, le va un caffè?'
neanche il tempo di rispondere e scatta l'allarme.
l'uomo con la valigetta è appena salito su un taxi.
Peppe resta sul posto, lei corre via.
un focolaio di incendio al piano di sotto e un gran parapiglia per tutto il monoblocco e in tutto questo marasma il cambio di Peppe arriva in ritardo di tre ore 'sta acquattato nel letto, si vede che col fratello è finita male, buonanotte a domani'.
per scrupolo prima di andare socchiude la porta e urla al collega 'oh, il letto è vuoto!'
entrano e lo trovano per terra, confuso e un po' delirante.
la sirena lo aveva fatto sobbalzare dal letto e un capogiro rotolare per terra ma lo strano era che sembrava non riconoscere né lui né il collega, le infermiere i medici, nessuno, comunque, siccome sembrava tutto a posto e si sapeva che le provava tutte per ritardare il carcere, alla fine il medico di guardia decise di sedarlo pesantemente e la notte passò tranquilla.
intanto il fratello dopo essersi rigirato in mano per ore una busta prelevata dalla tasca della giacca, sta recuperando quel che gli servirà per il viaggio che inizia sul treno per Milano e proseguirà il giorno dopo alle 7.25 da Malpensa a Kiev come da programma.
7.25 del 23 giugno 2020 il paziente si sveglia ancora più confuso della sera prima chiedendo a chiunque entrasse nella sua stanza dov'è, perché è lì, cosa è successo e ricevendo in tutta risposta una seconda dose di sedativo.
ore 9.00 Marta entra per l'ultima volta nella stanza del suo paziente parente per lasciargli una busta con dentro il ciondolo e una lettera in cui lo saluta e gli spiega che se avesse potuto avrebbe lei stessa provveduto a far analizzare quelle ciocche di capelli, che forse era lei sua madre, ma che ormai era tardi, sentiva che il suo tempo era finito e allora doveva pensarci lui, se voleva, e tante pagine colme di tutto l'affetto che aveva serbato per due e adesso riversava su di lui solo.
ore 9,01 Marta chiama la guardia e gli dice: 'questo non è Salvo, è Giusto' e sviene diventando lei colei da curare senza riuscirla a guarire.
ore 9.35 aeroporto di Varsavia, un uomo con il solo bagaglio a mano appena sceso per lo scalo intermedio viola l'uscita di sicurezza per concedersi una sigaretta quando un colpo di vento lo chiude fuori dal terminal.
passa più di un'ora e nessuno si fa vivo per farlo rientrare e così a imbarcarsi sul volo diretto all'appuntamento nella clinica di Kiev, da cui alle 15 parte una telefonata verso il cellulare che squilla nella sua tasca e di cui capisce poco o niente prima di finire calpestato sul marciapiede, sono più meno sei o sette persone che già avevano viaggiato con lui da Malpensa.
i due gemelli lontani fisicamente ma vicinissimi nello stato d'animo spaurito, sperso, spaesato e le ultime parole di Marta: 'è Primo, la ciocca, io l'ho tagliata...' e qualche altra parola strozzata simile al verso dei corvi quando sentono arrivare la tempesta mentre volano bassi e inquieti, ignari di star rubando l'aria all'ultima vittima della prima fase dell'epidemia di covid 19 a Genova.

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