domenica 7 giugno 2020

la busta di Marta

solo in serata, quando stravaccato sul divano a smaltire la quarantena per via del contatto con Marta, era impegnato a stramaledire quel mostro che nessuno aveva ancora potuto classificare in quanto la natura non era mai stata in grado di crearne uno simile, ne immaginava la sorte augurandosi che fosse finito spiaccicato sotto un tram, annegato in un pozzo, squartato dai cinghiali inferociti, insomma morto meglio se dopo atroci sofferenze, comincia a girare la notizia del volo precipitato a Bilovizh.
'e dove cazzo è Bilovizh?' gli chiede Martina.
'dicono in Ucr... oh cazzo!' gli risponde Primo guardando la schermata che aveva aperto con la rotta del suo volo.
testa coda, inversione a U.
la rabbia che sbolle in un brodo di gratitudine e rammarico di non poterlo ringraziare per avergli salvato la vita.
distanti ma vicini si sentivano entrambi fortunati al limite del miracolato e, all'insaputa uno dell'altro, per lo stesso motivo: aver perso un aereo.
che brutta persona che era diventato; egoista, meschino; avrebbe pagato per rimangiarsi tutte le maledizioni quando il mattino dopo un collega gli fa avere la lista dei passeggeri dove campeggia anche il suo nome e realizza che lo scambio di persona era stato fatale a Mattia e che non lo avrebbe mai più potuto salutare né risarcire.
meschino perché, sotto sotto, si sentiva sollevato, liberato dagli incubi che gli aveva causato da quando era comparso.
archiviata l'inchiesta sulla BioTexCom, e qualsiasi altra richiedesse l'utilizzo di un mezzo aereo, aveva energie sufficienti solo per articoli a scopo statistico che lo impegnassero con numeri, dati, percentuali più che con sentimenti, emozioni, aspetti umani, ma dopo aver provato e riprovato a far quadrare i conti o quanto meno a dargli una sequenza logica, l'unica conclusione sensata era quella che di tanti miliardi promessi e stanziati sulla carta dal governo e dall'Europa, chi ne aveva veramente bisogno non avrebbe visto un centesimo di euro e la voglia di mollare tutto era sempre più impellente e accattivante.
ogni tanto gli cadeva l'occhio sulla busta recapitata dall'avvocato che l'aveva ricevuta, insieme a una ramanzina da spettinarle le ciocche bionde e ricce, dal magistrato alla chiusura dei fascicoli del fratello.
incerto tra aprirla o disfarsene, qualsiasi cosa vi fosse contenuta o scritta in che modo lo riguardava?
che diritto aveva?
o forse era più per paura che si rifiutava di sapere di cosa trattava?
ripensando ai suoi occhi a mandorla ingenui come quelli di Bambi e alla sua figura acerba che gli ricordava una nettarinide dal collo smeraldino e fluorescente decise di chiamarla per un consulto con la scusa di ringraziarla per avergliela fatta avere.
gli risponde da casa con una voce dall'oltre tomba.
'non so, lo stress, mi hanno fatto una trasfusione, ma sono 0 negativa e sangue ce n'é poco'.
neanche il tempo di dirlo che è già a donarlo, anche lui 0 negativo.
rivederla indifesa e smagrita come fosse la sua ombra invece che in carne e ossa era servito a dargli la spinta emotiva per decidersi e subito ricadere nella melma dei sentimenti indistinti e raggrumati come i bordi di una ferita aperta lungo lo sterno dalla gola fino al cuore.
nessuno gli aveva mai detto o scritto nemmeno una minima parte di quelle frasi piene di amore e interessate unicamente a giustificare una vita vissuta da capro espiatorio a soccombere al senso di colpa, alla mancanza, con l'unica speranza riposta nella fiducia che una possibile redenzione potesse avvenire solo attraversando dolore, sacrifici, privazioni; con il pudore e il timore di concedersi un piccolo piacere perché immeritato a priori.
ma non era a lui che lei si era rivolta, bensì al più fragile dei due che adesso spettava a lui incarnare.
era stata previdente Marta, sapeva che suo il corpo sarebbe andato all'inceneritore e quello del secondo nato chissà che fine avrebbe potuto fare e così ha unito le due ciocche in modo che il primo potesse, se voleva, darsi la certezza a cui lei non aveva avuto il tempo e i mezzi per arrivare.

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