domenica 21 ottobre 2012

della difficoltà di cambiar il deserto con la metropoli



Sto crepando, ma ci metto troppo. Morire è difficilissimo.
Pochissime persone alle esequie. Gli intimi. I resistenti. Gli irriducibili. Era uno che avrebbe eroso a dentate una montagna, che non si sarebbe lasciato scorrere niente addosso, nulla, tutto gli si fermava in groppo e veniva sputato fuori con raddoppiata violenza. Lui, per eccesso di educazione, al cospetto dell'ultimo traguardo non lottò, anzi.. fece in modo che fosse comodo il passo, agevole l'ingresso. E invece fu un continuo sciogliersi di dune alla luce irradiata da un fuoco eterno, lui che odiava l'afa e lo scirocco; si perse nelle sue allucinazioni e lo distaccò sempre più, lui che amava la coscienziosa realtà scandita da quotidiani screzi e rancori. Una contraddizione profonda si apre e segna la sicurezza e la fermezza del pensatore, lo immobilizza e lo inclina pericolosamente verso la solitudine, come lo spettro gelido che s'aggira di notte, costringe e restringe, un'escursione spaventevole, surreale. L'ennesima ambizione si sposta verso una maggiore liquidità intellettuale, quella che lo catturi, lo esalti e lo lanci verso scenari immaginifici.. solo quelli sopravvivono, permangono e si muovono in un viaggio metafisico. Il solido, intransigente, burbero si lascia assorbire nel rarefatto, trasparente miraggio.

frase iniziale pronunciata da Bianciardi

2 commenti:

  1. questa musica che gira, rende assai bene l'immagine della terra che mentre spira vede aumentare la dimensione delle acque e dei deserti.
    le metropoli, dici?
    quelle hanno provato a erodere col passo delle energie naturali, ma poi verranno risucchiate sotto un insano strato di masserizie e suppellettili su cui la sabbia, l'acqua o i ghiacci stenderanno il loro velo pietoso mentre la puntina salta sull'ultimo solco, vedrai!

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  2. infatti è psichedelica al punto giusto, quello tra l'imminente progresso e l'inevitabile non ritorno, proprio come dici tu..

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